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venerdì 27 febbraio 2015

I Tribunali italiani che nel 2014 hanno sentenziato su vaccini e autismo...

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giovedì 26 febbraio 2015


vaccine devastating

by Mary Holland J.D.

Il 23 settembre 2014, il tribunale di Milano ha riconosciuto  ad un bambino, un risarcimento per autismo indotto dai vaccini.
(QUI il documento legale italiano). Un vaccino infantile contro 6 malattie infantili [esavalente] ha causato autismo permanente nel bambino e il danno cerebrale.

Come gli USA [l'autrice dell'articolo è americana] l'Italia ha un programma nazionale per il risarcimento da danno vaccini per dare supporto finanziario a coloro che subiscono danni da vaccinazioni obbligatorie e raccomandate .

Il bambino italiano in questione ricevette tre dosi  del prodotto GlaxoSmithKline [vedi note a fine articolo] , Infanrix Hexa, un vaccino esavalente somministrato nel primo anno di vita.Queste dosi sono state somministrate  da marzo ad ottobre 2006. Il vaccino è per proteggere [tradurre debitamente dalla lingua orwelliana...] i bambini dalla difterite, epatite B,
infezioni da Haemophilus Influenzae tipo b (Hib), pertosse, poliomielite, tetano. 


In aggiunta a questi antigeni, tuttavia,  il vaccino conteneva anche thimerosal, un conservante che contiene mercurio, alluminio, un adiuvante ed altri ingredienti tossici. Il bambino cosi è regredito in autismo, poco dopo aver ricevuto le tre iniezioni.

Quando i genitori presentarono denuncia per un risarcimento, prima verso il Ministero della Salute, come veniva richiesto di fare, il Ministero la respinse. [ma no, sorprendente!] . Percio', la famiglie fece causa al Ministero in una corte di giurisdizione generale, una opzione che in America non abbiamo nella stessa forma.


>>> tutto l'articolo qui: http://thelivingspirits.net/big-pharma/vaccini-e-autismo-i-tribunali-italiani-che-si-sono-pronunciati-in-merito.html   Vaccine horrors: Medical mutilation of innocent children exposed in GRAPHIC photos of "safe" vaccines gone horribly wrong

Shock Video! Gov. Caught Lying About Vaccine Dangers


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giovedì 26 febbraio 2015

Rapporto sulla Geo-ingegneria

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giovedì 26 febbraio 2015

Rapporto sulla Geo-ingegneria

La CIA vuole usare la geoingegneria a fini militari 
La CIA vuole usare la geo-ingegneria a fini militari

Alan Robock, collaboratore dell’IPCC, lancia l’allarme: i servizi segreti siano trasparenti nelle loro intenzioni riguardo alla geo-ingegneria. 
(Rinnovabili.it) – «Ho paura che la CIA o altre agenzie possano usare la geo-ingegneria per scopi militari». Non è un mitomane a lanciare questo appello, bensì un climatologo di fama mondiale che ha contribuito ai report dell’IPCC. Si chiama Alan Robock, lavora alla Rutgers University nel New Jersey, e si occupa di geo-ingegneria da anni. Adesso ha deciso di venire allo scoperto: teme che i servizi di intelligence stiano finanziando la ricerca sul cambiamento climatico per sapere se le nuove tecnologie possano essere usate come armi. Lo scienziato ha chiesto alle agenzie governative di essere trasparenti circa i loro reali interessi di modificare il clima del pianeta.
Leggi l'intero articolo QUI
Geoingegneria «irresponsabile e irrazionale» per la NAS- 
Geo-ingegneria "irresponsabile e irrazionale" per la NAS
Le tecniche di manipolazione del clima sono palliativi pericolosissimi. Così Gli scienziati americani condannano la geoingegneria che fa gola ai governi.
(Rinnovabili.it) – Irresponsabile e irrazionale. Il giudizio della National Academy of Sciences sulla geoingegneria è categorico. A supporto della tesi sono stati pubblicati ieri due rapporti sulle tecniche di contrasto al riscaldamento globale che prevedono lamanipolazione del climauno prende in esame il sequestro del carbonio (CCS) e l’altro la riflessione delle radiazioni solari per raffreddare il pianeta. La relazione in due volumi ha richiesto 18 mesi di lavoro e un team di 16 scienziati.
 
Essi non hanno escluso l’idea di condurre ulteriori ricerche per un argomento considerato tabù fino a qualche anno fa, ma hanno ampiamente sconsigliato di cercare soluzioni alternative alla riduzione delle emissioni attraverso una conversione del modello energetico.
«Il fatto che gli scienziati stiano valutando interventi tecnologici sul clima dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme – ha detto Marcia McNutt ex direttrice della US Geological Survey – Dobbiamo sforzarci di più per ridurre le emissioni, che è il metodo più efficace e meno rischioso di combattere il cambiamento climatico. Ma più a lungo aspettiamo, più è probabile che avremo bisogno di implementare alcune forme di rimozione della CO2 per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici».
Leggi l'intero articolo QUI 


Harvard punta sulla geoingegneria confessandone i rischi 
Hrvard punta sulla geo-ingegneria confessandone i rischi
Un team di scienziati sostiene che rilasciare acido solforico nella stratosfera aiuterebbe a gestire il global warming. Ma non nega i rischi della geo-ingegneria.
(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale è una realtà ormai inoppugnabile accettata da quasi tutto il mondo scientifico, così come la sua origine antropica. Ma sui temi della mitigazione vi è molto meno consenso, soprattutto quando si parla di geo-ingegneria, ossia di quell’insieme di tecniche di manipolazione del clima con l’intento di rallentare l’aumento delle temperature.
Una delle proposte più controverse per rallentare l’aumento delle temperature sulla Terra è di modificare l’atmosfera con tecniche SRM (Solar Radiation Managment). In particolare, alcuni scienziati ritengono che dovrebbe essere possibile compensare l’effetto di riscaldamento dei gas serra riflettendo un maggior quantitativo di radiazione solare nello spazio.
Continua a leggere QUI 


Il conflitto fra chi aspira al benessere e chi difende il proprio è il paradigma di questo secolo. La manipolazione dell'ambiente ne è il fronte centrale. Da Cartagine all'Iraq, via Vietnam, si distrugge la natura per annientare il nemico. E se stessi.
Le Cassandre che per decenni hanno annunciato tutti i disastri ambientali inimmaginabili, la fine delle risorse energetiche, il depauperamento delle superfici coltivabili, l'avanzata della desertificazioni e la fine dell'aria respirabile stavano per essere consegnate alla storia dei cattivi profeti perché nessuna delle loro previsioni sembrava in tempi storicamente misurabili. Ma oggi le cassandre non devono fare alcuno sforzo d'immaginazione o di persuasione: bastano due giorni di caldo in più per convincere tutti che l'estate prossima si andrà a fare i bagni al Polo Nord e due giorni di pioggia in più per anticipare un ritorno alle palafitte.

Continua a leggere QUI 


Geoingegneria un rischio per miliardi di persone 
Geo-ingegneria un rischio per miliardi di persone. 
L’Università di Oxford ha definito irrealistico investire oggi nella geoingegneria. Costi troppo alti e rischi non calcolati nel dettaglio.
(Rinnovabili.it) – La geoingegneria non è la panacea per il global warming, e spargere sale marino o solfato in atmosfera per riflettere la luce non è una strategia cui aggrapparsi per combattere il cambiamento climatico. Non lo affermano i tanto derisi detrattori delle scie chimiche, ma l’Università di Oxford. In un suo studio, dopo aver valutato gli ostacoli a livello di governance e regolamenti, l’ateneo conclude che i costi sono letteralmente irrealistici.
«Prendete con le pinze tutto ciò che sentite pro e contro la geoingegneria – dichiara Steve Rayner, professore di Scienza e Civiltà ad Oxford e principale indagatore del Climate Geoengineering Governance project – È quasi certo che questa scienza non sarà né una toccasana né un vaso di Pandora».
Continua a Leggere QUI.
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La scienza è in mano ad una casta - La notizia più ignorata del momento.

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Le principali riviste scientifiche distorcono il processo scientifico e rappresentano una «tirannia» che va spezzata.
Questo il giudizio del premio Nobel per la medicina 2013.


La denuncia è grave, a maggior ragione perché è la cosa che ha pensato di dire Randy Schekman al Guardian il giorno stesso in cui ha ricevuto il premio Nobel e quindi non solo nel momento più importante per la carriera di un ricercatore, ma anche nel momento di massima visibilità. Ma non basta, la dichiarazione di Schekman era stata preceduta di un paio di giorni da quella di un altro autorevolissimo scienziato, Peter Higgs, notissimo teorizzatore del bosone di Higgs, che sempre al Gurdian aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni scientifiche.

Ma se la dichiarazione di Schekman è clamorosa, altrettanto clamoroso è il silenzio con il quale è stata inghiottita dalle testate che si occupano di divulgazione scientifica, alcuni quotidiani le hanno almeno dedicato il “minimo sindacale” come Il Corriere della Sera “Schekman: «Le principali riviste scientifiche danneggiano la scienza»” (poco più che un trafiletto) e l’Unità “Il Nobel Shekman: “Boicottiamo Science e Nature”“, altri hanno però vistosamente dimenticato di pubblicarla.

Ma ancor più vistosa è la “dimenticanza” da parte di soggetti che fanno della divulgazione scientifica il loro argomento centrale, non una parola sull’autorevole denuncia da parte delle solite testate come Le Scienze, Oggiscienza, Query, Pikaia e perfino Focus e Ocasapiens, in genere così attente a difendere la buona scienza scegliendosi però bersagli comodi e banali come i creazionisti della Terra giovane o qualche stravagante di turno ...





E allora per vedere commentato in modo decente quanto detto da Schekman dobbiamo andare su Wired, un periodico che si occupa in genere di scienza tenendo conto delle sue implicazioni più ampie, per leggere un articolo intitolato “Il Nobel che vuole boicottare le riviste scientifiche“, che inizia con le seguenti parole:

"La scienza è a rischio: non è più affidabile perché in mano a una casta chiusa e tutt’altro che indipendente…
Le principali riviste scientifiche internazionali – Nature, Cell e Science – sono paragonate a tiranni: pubblicano in base all’appeal mediatico di uno studio, piuttosto che alla sua reale rilevanza scientifica. 
Da parte loro, visto il prestigio, i ricercatori sono disposti a tutto, anche amodificare i risultati dei loro lavori, pur di ottenere una pubblicazione."

L’accusa di “tirannia” lanciata da un neo premio Nobel dovrebbe in ogni caso meritare la massima attenzione, ma così come si usa fare per i critici di minore visibilità la tecnica è la stessa: ignorare per non dare visibilità alle idee. Ma Schekman aggiunge dell’altro, qualcosa che da sempre andiamo sostenendo:


"Queste riviste, dice lo studioso, sono capaci di cambiare il destino di un ricercatore e di una ricerca, influenzando le scelte di governi e istituzioni.

Ma il suo laboratorio (all’università di Berkeley in California) le boicotterà – ha detto al Guardian –, evitando di inviare alcun genere di ricerca.

Sfruttano il loro prestigio, distorcono i processi scientifici e rappresentano una tirannia che deve essere spezzata, per il bene della scienza." Almeno così la pensa il Nobel."

La scienza con le sue dichiarazioni è un’autorità tale da influenzare le scelte di governi e istituzioni, e se è manipolabile da parte di chi detiene il comando delle principali testate scientifiche è automaticamente vero che le affermazioni su temi sensibili possono essere orientate in base alle convenienze dei governi stessi o delle istituzioni. Le dichiarazioni di Schekman supportano dunque indirettamente che su temi come il Global warming, la pandemia H1N1, l’eugenetica e tutte le implicazioni della visione malthusiana dell’evoluzione, la possibilità di orientare gli studi in un senso “conveniente” è reale.

L’episodio della dichiarazione di Schekman mostra che però neanche per un Nobel per la medicina è facile denunciare i problemi della scienza, figurarsi per soggetti enormemente meno visibili. 

La denuncia di Schekman rappresenta però un incentivo ad andare avanti per tutti coloro che ritengono la scienza una realtà preziosa che deve essere difesa dalle strumentalizzazioni e da qualsiasi tentativo di piegarne i risultati a vantaggio di interessi particolari.

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L'ultima 'rapida' inversione del campo magnetico terrestre

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Cosa succederebbe se, un giorno, ci accorgessimo che l’ago della bussola punta a Sud invece che a Nord? 

In realtà, non è poi così tanto strano come può sembrare perché ilcampo magnetico terrestre si è invertito più volte nel corso della storia del nostro pianeta. Il campo magnetico di dipolo, analogo a quello di una barra magnetica, rimane costante per migliaia o milioni di anni e poi, per ragioni che non sono ancora completamente note, si indebolisce e di tanto in tanto inverte la sua direzione su tempi scala dell’ordine di qualche migliaio d’anni. 
Oggi (maggio 2014 NdC), un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori associati a università italiane, francesi e americane dimostra che circa 786 mila anni fa l’ultima inversione del campo magnetico terrestre avvenne molto rapidamente, addirittura in meno di un secolo, confrontabile quindi con la vita media di un essere umano. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Geophysical Journal International

La scoperta arriva da nuove prove che suggeriscono che l’intensità del campo magnetico terrestre sta diminuendo ad un ritmo 10 volte più veloce di quanto ci si aspetta, una possibile evidenza per cui si potrebbe prevedere una prossima inversione dei poli nell’arco di qualche migliaio di anni. L’inversione magnetica viene causata sostanzialmente dai processi di convezione presenti nel nucleo di ferro della Terra e nonostante sia un evento che avviene su scala planetaria, tuttavia non ci sono catastrofi documentate che siano riconducibili alle inversioni magnetiche del passato ...


Simulazione del campo magnetico terrestre tra e durante le inversioni.

Oggi, però, una tale inversione potrebbe causare il caos con la nostra rete elettrica, generando tutta una serie di scariche elettriche e cortocircuiti. E poiché il campo magnetico terrestre fa da scudo per proteggere la vita sulla Terra dalle particelle energetiche che provengono dallo spazio, principalmente particelle solariraggi cosmici, e che possono causare mutazioni genetiche, un indebolimento o una perdita temporanea del campo magnetico terrestre prima di una inversione permanente potrebbe aumentare i casi di cancro. 
In più, il pericolo per la vita potrebbe essere ancora maggiore se l’inversione dei poli venisse preceduta da lunghi periodi di instabilità dello stesso campo magnetico.

Il ‘Polo Nord’, cioè la direzione del nord magnetico, è stato invertito un milione di anni fa. Questa mappa mostra come, a partire da circa 789 mila anni fa, il Polo Nord abbia ‘vagato’, per così dire, intorno all’Antartide per diverse migliaia di anni prima di puntare all’orientamento che conosciamo oggi, dove il polo si trova da qualche parte nella regione artica. Credit: L. Sagnotti et al. 2014

Gli scienziati hanno eseguito varie misure dell’allineamento del campo magnetico negli strati di antichi sedimenti di un lago che sono ora visibili nel bacino di Sulmona nei pressi dell’Aquila, in Abruzzo. I sedimenti lacustri contengono strati di cenere che viene eruttata periodicamente da una vasta area di vulcani vicino ai colli Sabatini, al Vesuvio e ai colli Albani. 

I ricercatori italiani, guidati da Leonardo Sagnotti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, hanno misurato le direzioni del campo magnetico che si sono “congelate” nei sedimenti accumulatesi sul fondo dell’antico lago. Il gruppo di ricercatori guidati da Paul Renne, direttore del Berkeley Geochronology Center e professore di scienze terrestri e planetarie presso la UC di Berkeley, hanno utilizzato la datazione radiometrica argon-argon, un metodo ampiamente utilizzato per determinare l’età delle rocce, che è tipicamente dell’ordine di qualche migliaio fino a qualche miliardo di anni, e per determinare l’età degli strati di cenere al di sopra e al di sotto dello strato di sedimenti allo scopo di registrare il periodo in cui si è avuta l’ultima inversione dei poli. Poiché i sedimenti lacustri sono stati depositati ad un ritmo elevato ma costante nel corso di 10.000 anni, il team è stato in grado di interpolare la data dello strato che mostra l’inversione magnetica, detta inversione Matuyama-Brunhes, ottenendo una data di circa 786 mila anni fa. 
Questo valore è molto più preciso di quello ricavato da studi precedenti che suggeriscono che l’ultima inversione sia avvenuta tra 770 mila e 795 mila anni fa. 

Il fatto più sorprendente è che l’inversione dei poli sarebbe avvenuta molto rapidamente, forse in meno di 100 anni. Dunque, non sappiamo se la prossima inversione avverrà improvvisamente e non sappiamo se lo farà come quella precedente. Questi dati sono stati poi confermati da Sebastien Nomade del Laboratory of Environmental and Climate Sciences in Gif-Sur-Yvette, Francia.

Che lo vogliamo o no, la scoperta mette qualche preoccupazione per la civiltà moderna e probabilmente aiuterà i ricercatori a capire meglio come e perché il campo magnetico terrestre inverte periodicamente la sua polarità. Secondo le analisi condotte dai ricercatori italiani, l’inversione del campo magnetico sarebbe stata preceduta da un periodo di instabilità durato poco più di 6.000 anni. Inoltre, il periodo di instabilità sarebbe stato caratterizzato da due intervalli di tempo, ciascuno di circa 2.000 anni, in cui sarebbe diminuita l’intensità del campo magnetico. E’ probabile che i rapidi cambiamenti di direzione del campo magnetico possano essersi verificati nel primo periodo di minima intensità, mentre la completa inversione di polarità, cioè quella che ha portato ad essere oggi la direzione del campo magnetico terrestre, sarebbe avvenuta verso la fine del secondo intervallo di minima intensità.
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Salute e corruzione: gli affari "sporchi" dell’industria farmaceutica

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Un mercato immenso, soprattutto negli Stati Uniti. Così il ricco settore della vendita di farmaci rischia di essere inquinato da interessi, che rasentano il comportamento mafioso. In un articolo sul Daily Beast, Daniela Drake tratteggia un quadro inquietante di pressioni e di corruzione nel mondo di Big Pharma, la sigla che si riferisce ai colossi dei farmaci nel mondo.
Il primo passo è quello di ‘manipolare’ i risultati delle ricerche per favorire l’immissione sul mercato di un determinato farmaco. In sostanza viene creata la domanda a un medicinale, influenzando l’esito dello studio. Peter Gotzsche, direttore del Nordic Cochrane Center di Copenhagen, ha usato parole durissime: «L’industria farmaceutica segue, negli Stati Uniti, gli stessi criteri della criminalità».
Redigendo delle nuove linee guida, per esempio sul colesterolo, è possibile spostare oltre 1,5 milioni di dollari per l’acquisto di farmaci che tendono a favorire un livello più basso della proteina. Tuttavia, chi indica quelle linee guida può essere messo a ‘libro paga’ di una società.

Corruzione da farmaci

La filiera su cui intervengono i big dei farmaci è davvero lunga. «Acquista prima i professori, poi capi di dipartimenti, a seguire altri medici importanti e così via fino a corrompere i medici in formazione». Parole molto pesanti che sono state confermate da alcune notizie riportate dalla stampa.
La diffusione di alcune mail aziendali ha rivelato che una società ha cercato di «neutralizzare» le critiche a un medicinale, arrivando a «gettare discredito» sugli autori dei rilievi mossi. Una strategia che a volte finisce per essere criminale. «I farmaci da prescrizione sono la terza causa di morte dopo le malattie cardiache e il cancro», annota Gotzsche.

I numeri di Big Pharma

Tuttavia, queste storture non devono portare all’estremismo del “rifiuto” dei farmaci: la richiesta deve essere quella di una maggiore trasparenza, perché il settore non riguarda solo l’economia ma anche la salute.
Proprio la salute, dunque, rappresenta un grosso affare: negli Stati Uniti, il 70% della popolazione assume dei farmaci dietro prescrizione medica. Eppure il quadro generale è tra i peggiori nei Paesi industrializzati.
Gli investimenti pubblicitari rivelano comunque l’imponenza del business: le aziende, in complesso, spendono 3 miliardi di dollari solo per gli spot televisivi. E un tale sforzo economico viene fatto solo in cambio di un ritorno.
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Le cinque azioni che fanno lavorare meglio il cervello

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Di Giovanni Fez

Si è soliti pensare che il cervello sia “cablato” e che, a differenza degli altri organi, non posso auto-ripararsi o ripristinare funzioni perdute una volta subìto un danno o una malattia. Ora sappiamo invece che il cervello è neuroplastico, che l’attività e l’esperienza mentale possono essere usate per modificare la strutture delle connessioni che il cervello contiene. Questi principi innovativi vengono usati per migliorare in maniera evidentissima, a volte anche per curare, disturbi cerebrali prima ritenuti irreversibili. E se ne può fare tesoro anche nella vita di ogni giorno per migliorare la salute del nostro cervello e le sue performance. Ecco cinque cose da provare, tratte dal libro di Norman Doidge.

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Camminare tre chilometri al giorno
L’esercizio fisico regolare, come camminare, ha dimostrato di essere un fattore chiave nella riduzione del rischio di demenza, fino al 60%. Una delle ragioni potrebbe essere legata al fatto che quando gli animali compiono lunghi tragitti solitamente esplorano e scoprono territorio inesplorati dove vivere. Il cervello, anticipando il fatto che l’animale deve imparare parecchio sul nuovo territorio, rilascia fattori di crescita che agiscono come “fertilizzanti” che favoriscono la crescita del cervello, permettendogli di costruire più facilmente connessioni tra le cellule. La camminata prolungata ha lo stesso effetto su di noi, mette il nostro cervello in uno stato neuroplastico. Non è necessario compiere esercizio fisico brutale, basta camminare per tre chilometri o percorrere 15 chilometri in bicicletta per contribuire ad abbassare il rischio di demenza.

Imparare un nuovo ballo (o lingua o strumento musicale)
Invecchiando, e soprattutto quando entriamo nella mezza età, non sfruttiamo più il nostro cervello come quando eravamo a scuola. La maggior parte delle persone di mezza età utilizzano competenze già acquisite. Per mantenere giovane il cervello occorre puntare sulle novità e sull’esercizio: imparare qualcosa si difficile come una nuova lingua o un nuovo ballo o imparare a suonare uno strumento musicale. Queste attività coinvolgono una parte del cervello chiamata nucleo basale, responsabile del mantenimento dell’attenzione e del consolidamento delle nuove connessioni nel cervello quando impariamo. Sarebbe consigliabile praticare un’ora al giorno o di più con un alto indice di attenzione.

Fare esercizio cerebrale con rigore
Mano a mano che invecchiamo, il nostro cervello diventa più “caotico”, non siamo più così bravi a registrare nuove informazioni con chiarezza, segnali forti e diventa più difficoltoso trattenere le informazioni che vengono registrate in questo modo. Ci sono però esercizi cerebrali molto rigorosi, ideati dal pioniere della neuroplasticità Michael Merzenich, pensati per allenare specificatamente aree del cervello che processano suoni e immagini. Uno studio dei National Institutes of Health ha dimostrato che gli effetti di questi esercizi durano 10 anni e che chi li praticava utilizzava meglio il cervello nel suo quotidiano. Si tratta di esercizi molto diversi rispetto a quelli che si possono fare al computer o trovare sui giornali; richiedono una intensa concentrazione. Un esempio: ascoltare combinazioni di consonanti e vocali che possono essere facilmente confuse pronunciate a una velocità molto alta. Aiuta ad affinare le abilità uditive del cervello, a registrar informazioni, chiarire i segnali. Questi esercizi vengono chiamati Brain HQ .

Fare attenzione alla propria voce
Avrete notato che a volte siete catturati dall’ascolto di una voce che legge, oppure al contrario ascoltate parlare un bravissimo insegnante la cui voce però non riesce a far rimanere desta la vostra attenzione. Ciò che fa la differenza è la frequenza vocale e la capacità della persona di parlare in modo da riuscire ad ascoltare le differenze sottili nella propria voce. Chi ha una voce migliore è perché sa ascoltare meglio, non per le sue corde vocali. Se ascoltate con molta attenzione cosa state dicendo mentre parlate, solo il suono non il contenuto, non annoierete gli altri.

Date al corpo il riposo di cui ha bisogno
Uno studio recente dell’università Americana di Rochester  ha dimostrato che, durante il sonno, le cellule cerebrali chiamate glia aprono canali speciali che permettono ai prodotti di scarto e alle tossine di essere eliminate, incluse le proteine che causano la demenza. Inoltre, mentre dormiamo si consolidano nuove connessioni tra neuroni e divengono più durature. Nelle moderne società occidentali si dorme sempre meno, ma questo è innaturale. La luce elettrica e i computer catturano a tal punto la nostra attenzione che non riusciamo più a cogliere i segnali del nostro corpo che ci dicono di dormire. Nel diciannovesimo secolo la media di sonno degli adulti era intorno alle nove ore. Nel Nord America è oggi intorno alle sette ore e stanno diminuendo. Le raccomandazioni variano, ma alcuni ricercatori sostengono che non si dovrebbe scendere sotto le 8 ore e mezzo.

Fonte:http://www.ilcambiamento.it/medicina/regole_migliorare_cervello.html (Visita la nostra pagina - ► Medic Bunker La Verità◄ - per ulteriori foto e notizie)
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Svela i Segreti della Longevità: Il Codice della Salute di Jason Fung e James DiNicolantonio

Nel libro "Il Codice della Longevità", Jason Fung e James DiNicolantonio offrono una guida preziosa per vivere una vita lunga, san...