window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'UA-162796588-1'); Vivere in modo biologicamente naturale.: L'assunzione di zucchero e le malattie mentali un legame sorprendente.
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lunedì 14 aprile 2014

L'assunzione di zucchero e le malattie mentali un legame sorprendente.

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L'assunzione di zucchero e le malattie mentali un legame sorprendente.
Nel Medioevo le anime inquiete venivano raramente imprigionate perché uscivano di senno. Questo genere di imprigionamento iniziò nel periodo dell’Illuminismo, dopo che lo zucchero passò dalla prescrizione farmaceutica alla produzione dolciaria. "La grande reclusione degli alienati", come la definisce uno storico, cominciò alla fine del 17mo secolo, dopo che il consumo di zucchero in Gran Bretagna nell’arco di 200 anni si era impennato da un pizzico o due in un barile di birra qua e là, a più di due milioni di libbre all’anno; in quel periodo i medici di Londra avevano iniziato ad osservare e registrare i segni ed i sintomi fisici terminali dello "sugar blues".
Quando, inizialmente, a Parigi fu fondato per decreto reale l’Ospedale Generale, vi era rinchiuso l’un per cento della popolazione cittadina. Da quel tempo fino al 20mo secolo, man mano che il consumo di zucchero saliva sempre di più (specie nelle città), altrettanto accadeva per il numero delle persone rinchiuse nell’Ospedale Generale.
Oggi i pionieri della psichiatria ortomolecolare, come il Dr. Abram Hoffer, il Dr. Allan Cott, il Dr. A. Cherkin, così come il Dr. Linus Pauling, hanno confermato che i disturbi emotivi possono rappresentare semplicemente il primo sintomo dell’ovvia incapacità dell’organismo umano di gestire lo stress della dipendenza da zucchero.
Il Dr. Pauling, in Orthomolecular Psychiatry, scrive: "Il funzionamento del cervello e del tessuto nervoso è dipendente in modo più sensibile dalla velocità delle reazioni chimiche di quello di altri organi e tessuti. Ritengo che la malattia mentale sia per la maggior parte dovuta a velocità di reazione anormali, in quanto determinate dalla costituzione genetica e dalla dieta, e da anormali concentrazioni molecolari di sostanze essenziali... La scelta dei cibi (e dei farmaci) in un mondo che sta passando attraverso un rapido cambiamento scientifico e tecnologico spesso é ben lungi dall’essere la migliore".

Il Dr. Abram Hoffer, in Megavitamin B3 Therapy for Schizophrenia, nota: "Ai pazienti viene inoltre consigliato di seguire un valido programma nutrizionale con l’esclusione di saccarosio e cibi ricchi di tale sostanza".
La ricerca clinica su bambini iperattivi e psicotici, così come su quelli con danni al cervello e con difficoltà di apprendimento, ha dimostrato:
"Una storia familiare di diabete elevata in modo anormale - vale a dire genitori e nonni che non riescono a gestire lo zucchero; un’incidenza insolitamente elevata di scarsità di glucosio del sangue, o ipoglicemia funzionale nei bambini stessi, la quale indica che i loro organismi non riescono a gestire lo zucchero; dipendenza da un elevato livello di zucchero nelle diete proprio di quei bambini che non riescono a gestirlo.
"Un’indagine relativa alla storia dietetica di quei pazienti diagnosticati come schizofrenici rivela che la dieta di loro scelta è ricca di dolciumi, caramelle, torte, caffè, bevande con caffeina e alimenti preparati con lo zucchero; tali alimenti, che stimolano le surrenali, dovrebbero essere eliminati o rigidamente limitati".

Negli anni ‘40 il Dr. John Tintera riscoprì la vitale importanza del sistema endocrino, in particolare delle ghiandole surrenali, relativamente alla "condizione mentale patologica" o "sbalzo cerebrale".
In 200 casi in cura per insufficienza corticosurrenale (la mancanza di adeguata produzione degli ormoni corticosurrenali o lo squilibrio fra essi) egli scoprì che i principali disturbi dei suoi pazienti erano spesso simili a quelli riscontrati in persone i cui organismi non erano in grado di gestire gli zuccheri: stanchezza, nervosismo, depressione, apprensione, voglia di dolci, incapacità di tollerare l’alcol, incapacità di concentrazione, allergie, bassa pressione sanguigna.... Sugar blues!

Il Dr. Tintera alla fine insistette affinché i suoi pazienti si sottoponessero ad un test di tolleranza al glucosio (GTT) della durata di quattro ore per scoprire se fossero in grado o meno di gestire lo zucchero. I risultati furono così allarmanti che i laboratori eseguirono un controllo incrociato della loro strumentazione e quindi si scusarono per quelle che ritenevano essere delle letture errate. Ciò che li confondeva erano le basse, piatte curve dei precoci adolescenti affetti da turbe psichiche. Questo procedimento di laboratorio in precedenza era stato utilizzato solo per pazienti con riscontri fisici che presupponevano il diabete.
La definizione di schizofrenia (la dementia praecox di Bleuler) di Dorland comprende la frase, "spesso individuata durante o subito dopo l’adolescenza" e inoltre, in riferimento all’ebefrenia e alla catatonia, "si presenta subito dopo l’inizio della pubertà".
Può sembrare che queste condizioni si presentino o si aggravino nel periodo puberale, ma indagando nel passato del paziente si troveranno di frequente indicazioni rivelatrici del fatto che tali condizioni erano presenti sin dalla nascita, nell’arco del primo anno di vita e di quelli prescolastici e della scuola elementare; ciascuno di questi periodi presenta il proprio caratteristico quadro clinico.
Un test di tolleranza al glucosio eseguito in uno di questi periodi potrebbe mettere in guardia genitori e medici e risparmiare innumerevoli ore e piccole fortune impiegate nel sondare la psiche del bambino e l’ambiente familiare alla ricerca di difficoltà di adattamento di discutibile importanza nello sviluppo emotivo del bambino medio.
Negativismo, iperattività e ostinato rancore nei confronti della disciplina sono indicazioni indiscutibili almeno per i test di laboratorio basilari: analisi delle urine e completo conteggio del sangue, determinazione PBI ed il test di cinque ore di tolleranza al glucosio.
Un GTT può essere eseguito su di un bambino piccolo tramite il micro-metodo senza indebiti traumi per il paziente. In verità ho sollecitato che questi quattro test fossero di routine per tutti i pazienti, anche prima di intraprendere un esame fisico o storico.
In quasi tutte le discussioni sulla tossicodipendenza, l’alcolismo e la schizofrenia, si sostiene che non c’è un tipo costituzionalmente definito che cade preda di queste disgrazie e si afferma quasi universalmente che tutti questi individui sono emotivamente immaturi.
Nostro scopo da lungo tempo è quello di persuadere ogni medico, sia egli orientato verso la psichiatria, la genetica o la fisiologia, a riconoscere che nella maggioranza di questi casi viene coinvolto uno specifico individuo endocrino: l’ipocorticosurrenale.
Tintera ha pubblicato svariati documenti medici. Egli ha ripetuto più e più volte che il miglioramento, il lenimento, l’attenuazione o la cura "dipendevano dal ristabilimento del normale funzionamento dell’intero organismo". Il suo primo articolo di prescrizione nella cura era la dieta ed egli ripeteva sino alla nausea che "l’importanza della dieta non potrà mai essere sottolineata abbastanza". Egli predispose un’intimazione permanente e radicale contro lo zucchero in tutte le sue forme e sembianze.
Mentre il portoghese Egas Moniz riceveva un premio nobel per l’ideazione della lobotomia come cura della schizofrenia, la ricompensa di Tintera fu il tormento e la persecuzione dei baroni della medicina organizzata; e mentre la radicale concezione di Tintera relativa allo zucchero come causa di quella che era chiamata "schizofrenia" poteva essere confinata ai giornali del settore, egli fu lasciato solo e ignorato; egli avrebbe potuto essere tollerato se fosse rimasto nel suo territorio assegnato, l’endocrinologia.
Anche quando egli suggerì che l’alcolismo era collegato alle ghiandole surrenali che erano state colpite dall’abuso di zucchero, non gli diedero retta; poiché i medicastri avevano deciso che per loro l’alcolismo non era nient’altro che una seccatura, erano ben contenti di lasciare la questione agli Alcolisti Anonimi.
Tuttavia quando Tintera, su una rivista a diffusione non specialistica, osò suggerire che "è ridicolo parlare di vari tipi di allergie quando ne esiste uno solo, cioè le ghiandole surrenali menomate...dallo zucchero", allora non poté più essere ignorato.
Gli esperti di allergie disponevano di un notevole racket per sé stessi; le belle anime dell’allergia si erano divertite a vicenda per anni con racconti assurdi di allergie esotiche - di tutto, dai crini di cavallo alle code di aragoste.
Ed ecco che arriva qualcuno a dire che niente di tutto ciò ha importanza: togliete loro lo zucchero e teneteli lontani da esso.
Forse la prematura morte di Tintera nel 1969, all’età di 57 anni, rese più facile alla professione medica accettare scoperte che un tempo erano sembrate tanto bizzarre quanto la semplice tesi medica orientale della genetica e della dieta, yin e yang.
Oggi i medici di tutto il mondo ripetono ciò che Tintera aveva preannunciato anni or sono: a nessuno, ma proprio a nessuno, dovrebbe essere mai permesso di iniziare quello che viene definito "trattamento psichiatrico" in alcun luogo senza e prima di essere stato sottoposto al test di tolleranza al glucosio per scoprire se è in grado di gestire lo zucchero.
La cosiddetta medicina preventiva si spinge oltre e suggerisce che poiché noi pensiamo soltanto di poter gestire lo zucchero perché inizialmente disponiamo di ghiandole surrenali forti, perché aspettare sino al momento in cui esse ci danno dei segnali e degli avvertimenti che sono esauste?
Liberatevi del fardello adesso eliminando lo zucchero in tutte le sue forme, iniziando dalla bibita zuccherata che tenete in mano.


Zucchero e malattie mentali: un legame sorprendente



Un noto psichiatra e ricercatore britannico, Malcolm Peet, ha condotto uno studio per analizzare il rapporto fra la dieta e le malattie mentali. Già una prima parte dello studio ha dato un esito sorprendente: pare vi sia un forte legame tra il consumo di zucchero e il rischio di depressione e schizofrenia .
In effetti, ci sono due potenziali meccanismi attraverso i quali l'assunzione di zucchero raffinato è in grado di esercitare un effetto tossico sulla salute mentale.
In primo luogo, lo zucchero sopprime di fatto l'attività di un ormone della crescita chiave nel cervello denominato BDNF , attivo nell'ippocampo e nella corteccia cerebrale, regioni chiave nei processi di apprendimento, memoria e pensiero; il BDNF promuove la differenziazione di nuovi neuroni e delle loro parti costituenti, cioè assoni, dendriti e sinapsi - ndt), . Questo ormone promuove la salute ed il buon funzionamento dei neuroni nel cervello e gioca un ruolo vitale nella funzione della memoria innescando la crescita di nuove connessioni tra i neuroni. I livelli di BDNF sono criticamente bassi sia in caso di depressione che di schizofrenia, il che spiega perché entrambe le sindromi spesso portano ad un danno nelle regioni cerebrali (in effetti la depressione cronica determina un danno cerebrale).
Ci sono anche prove svolte su animali in cui una bassa quantità di BDNF può innescare la depressione .
In secondo luogo, il consumo di zucchero innesca una cascata di reazioni chimiche nel corpo che promuovono l'infiammazione cronica. In determinate circostanze, come quando il corpo umano ha bisogno di guarire da una ferita, una minima quantità di infiammazione può essere una buona cosa, dato che può aumentare l'attività immunitaria e il flusso di sangue alla ferita. Ma nel lungo periodo, l'infiammazione è un grosso problema. Si interrompe il normale funzionamento del sistema immunitario e va in collisione con il cervello.

L'infiammazione è associata ad un aumentato rischio di malattie cardiache, diabete, artrite e persino alcune forme di cancro; è anche legato a un maggiore rischio di depressione e schizofrenia. E ancora, mangiare zucchero raffinato scatena l'infiammazione.

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