window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'UA-162796588-1'); Vivere in modo biologicamente naturale.: Le menzogne di Big Pharma
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sabato 23 agosto 2014

Le menzogne di Big Pharma

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti

di Marco Pizzuti e Chiara Collizzolli
Big Pharma è il cartello che riunisce in se tutte le più grandi multinazionali del farmaco, ovvero la potentissima lobby che detiene il monopolio delle cure sulla nostra salute. Ciò premesso, sono proprio le malattie che affliggono la popolazione, soprattutto quelle più terribili a costituire la fonte dei suoi guadagni. Per Big Pharma quindi le malattie croniche rappresentano una vera manna dal cielo poiché come noto lo scopo dichiarato delle Corporations non è aiutare il prossimo ma incassare guadagni. Di conseguenza, per le multinazionali produrre un farmaco a basso costo che sia realmente efficace in modo definitivo non si rivela mai un buon investimento. Il massimo profitto infatti lo realizza vendendo medicine che presentano molti effetti collaterali (ovvero che migliorano una patologia creandone altre nello stesso tempo) e pochi (o nessuno) benefici reali. In tale ordine di idee tutti i prodotti naturali non brevettabili che possiedono eccellenti proprietà terapeutiche senza avere al contempo pericolose controindicazioni non divengono mai oggetto di studio e sono anzi annoverabili come i peggiori nemici dell’industria farmaceutica. E pur se in linea teorica un farmaco diviene vendibile solo allorché efficace, sta di fatto che le grandi case farmaceutiche hanno a disposizione molti modi per far credere che sia utile o necessario anche quando non lo è affatto. Uno di questi è la vivisezione, una pratica scandalosa ancora oggi molto utilizzata grazie all’omertà garantita da mass-media e istituzioni alla potentissima lobby del farmaco. Ciononostante, ormai i tempi sono maturi per aprire finalmente il sipario sulle crudeltà, il cinismo e le menzogne di quella che possiamo legittimamente definire l’industria del male.
La propaganda di Big Pharma sulla vivisezione
Un ricercatore scientifico particolarmente esperto in materia, il dottor Massimo Tettamanti (nota 1), scrive: “Non so se per egoismo, pavidità o incoscienza, ma molte persone, pur non sapendo nulla sull’argomento, continuano a ripetere frasi come: “…non si può fare a meno della vivisezione perché è necessaria per alleviare i mali fisici dell’uomo…altrimenti come si testerebbero i farmaci e altri prodotti?”. Chiunque altro può fare la stessa identica esperienza semplicemente provando ad interrogare più persone diverse sull’utilità di questo tipo di sperimentazione. La quasi totalità degli interpellati pur riconoscendo che la vivisezione è una pratica terribile, ne dichiarerà la necessità nel timore infondato di ritrovarsi senza medicine. Tale tipo di opinione è il risultato della propaganda di Big Pharma, ovvero esattamente ciò che quest’ultima vuole farci credere. Le masse infatti, a causa della costante disinformazione che circonda l’argomento ignorano quasi completamente i disastri causati dalla farmacologia moderna come ignorano il fatto che molti autorevoli scienziati cominciano a denunciare apertamente l’inutilità, se non addirittura la pericolosità della stragrande maggioranza delle “medicine” approvate attraverso l’uso della vivisezione. Ad ammetterlo troviamo perfino il Prof. Silvio Garattini, il celebre scienziato farmacologo che da anni sostiene a spada tratta la validità della vivisezione e che dirige l’Istituto Mario Negri di Milano. Ecco infatti cosa ha dichiarato pubblicamente il 30 ottobre 2005 sul quotidiano Il Messaggero (pag.13) sotto l’incalzare delle domande del giornalista Roberto Gervaso:
Davvero i farmaci utili NON sono più di una decina? Nella pratica clinica corrente sono qualche decina.
E in quella specializzata? Probabilmente poco più di un centinaio.
Quali? Farmaci cardiovascolari, per il sistema nervoso centrale, gastrointestinali ed antibiotici.
I farmaci ETICI di più largo consumo? Gli stessi.
I farmaci più “salvifici”? I vaccini.
Quelli di cui più si abusa? Gli psicofarmaci.
Quelli che producono più effetti collaterali? Gli antitumorali.
I farmaci più innovativi? Molto pochi.
Come verificarli? A distanza di tempo.
Sono in aumento o in diminuzione? In continua diminuzione. Negli USA, in undici anni, dal 1992 al 2003, sono passati da 30 a 11.
Perché i farmaci antitumorali sono cosi tossici? Poiché non agiscono solo sulle cellule tumorali, ma anche su quelle dei tessuti normali.
I rischi degli analgesici? I danni renali.
Degli antinfiammatori? I danni renali e il sanguinamento gastrointestinale.
I farmaci più allergenici? Dipende dalla sensibilità individuale.
Gli integratori minerali e vitaminici integrano davvero? Integrano il bilancio delle aziende produttrici.
I farmaci da banco che più facilmente inducono l’effetto placebo? Gli integratori alimentari.
Quante pillole si consumano ogni anno in Italia? 1,5 miliardi di confezioni. Più un numero imprecisato di prodotti della medicina alternativa.
In media quanti farmaci, attivi o inutili, assume ogni italiano? CIRCA 26 CONFEZIONI L’ANNO. IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE SPENDE 42 MILIONI DI EURO AL GIORNO.
E quanti sono i pazienti? 15 milioni.
Perché i medici di base prescrivono con tanta facilità farmaci etici? È PIÙ FACILE PRESCRIVERE CHE IMPIEGARE TEMPO PER ASCOLTARE I PAZIENTI.
I farmaci costano troppo o il giusto? TROPPO.
Da questo estratto dell’intervista apprendiamo quindi che il farmaco solo in Italia rappresenta un enorme business da 42 milioni di euro al giorno e che su circa 8500 farmaci disponibili sul mercato italiano solo un centinaio sono realmente efficaci! Se quindi, per stessa ammissione di uno dei massimi esperti italiani della vivisezione la stragrande maggioranza dei farmaci approvati dal ministero della sanità con lo strumento della vivisezione è assolutamente inutile, ciò significa che i test condotti sugli animali non offrono alcuna reale garanzia di efficacia sull’uomo. Di conseguenza la vivisezione serve solo ad assicurare l’approvazione e la vendita di enormi quantitativi di nuovi farmaci inutili e dannosi, in altre parole a ingrassare le tasche di Big Pharma sulla nostra pelle e su quella degli animali. In realtà infatti i metodi di ricerca alternativi alla vivisezione non solo esistono ma funzionano anche assai meglio di quest’ultima nel senso che offrono maggiori garanzie di efficacia sull’uomo. La lobby del farmaco però, non avendo alcun reale interesse per la salute pubblica si guarda bene dall’utilizzare le tecnologie di sperimentazione di ultima generazione poiché sa bene che il loro uso ridurrebbe drasticamente i suoi guadagni. Ciò premesso, la vivisezione non solo si rivela essere inutile e crudele, ma paradossalmente è anche molto costosa: mantenere gli stabulari (allevamenti per scopi scientifici) costa parecchio e solo per fare un esempio un Beagle da laboratorio (cane di piccola taglia) viene pagato mediamente 400-500 euro. Considerando poi che solo in Italia vengono impiegati (per non dire torturati e massacrati) in sperimentazione, circa tre milioni di animali da laboratorio (è vietato servirsi di cani e gatti randagi in base al dlg 116/92), non è difficile fare i conti in tasca a Big Pharma. Del resto mantenere alti i costi della ricerca ha un fine ben preciso, monopolizzare la produzione dei farmaci nelle mani delle grandi Corporations, le uniche che possono sostenere simili spese. Pertanto, è utile ribadire che il solo reale motivo per cui viene ancora utilizzato uno strumento così barbaro e primitivo come la vivisezione è che quest’ultima permette di arrivare all’approvazione legale di costosi o costosissimi farmaci inutili. Per tale ragione si tratta di uno degli argomento tabù meglio censurati dai grandi canali d’informazione che non intendono pestare i piedi a una lobby così potente. E per avere un’idea più precisa di quanto può essere influente Big Pharma sulla politica (ricchezza=potere) basti ricordare che l’industria farmaceutica, secondo la classifica stilata dall’autorevole rivista specializzata Forbes, troneggia insieme al settore petrolifero ai primi posti nel gotha delle Corporations più lucrose del mondo.
La vivisezione come mero strumento di lucro
Per mantenere i suoi profitti a livelli vertiginosi il cartello delle case farmaceutiche sforna ogni anno nuove “medicine” coperte da brevetto che poi vengono acquistate a peso d’oro sia dalla sanità pubblica che dai privati cittadini dietro prescrizione medica! Come già anticipato infatti, se venissero adottati i nuovi metodi scientifici sostitutivi della vivisezione, la maggior parte di questi prodotti farmaceutici non potrebbero essere brevettati, poiché risulterebbe chiaramente tutta la loro nocività. L’utilizzo di animali da laboratorio invece (in quanto molto più resistenti dell’uomo sotto molti aspetti), fornisce fin troppo spesso risultati ambigui e inattendibili che poi sono facilmente interpretabili e manipolabili a piacimento. Negli anni ’60 ad esempio vennero pubblicati numerosi studi epidemiologici che comprovavano la responsabilità del fumo di sigaretta nel provocare il cancro. In risposta alle prime accuse di tossicità del tabacco la Philip Morris assoldò alcuni scienziati compiacenti e finanziò un apposito studio teso ad accertare il contrario. Centinaia di cani Beagle vennero così costretti ad inalare fumo di sigaretta forzatamente e ininterrottamente per numerose ore al giorno con l’ausilio di appositi respiratori. Poiché evidentemente i polmoni dei poveri animali in questione erano molto più resistenti di quelli umani i loro polmoni non risultarono particolarmente compromessi e ciò permise alle multinazionali del tabacco di annunciare trionfalmente ai quattro venti la dimostrazione scientifica che il fumo non nuoceva alla salute! Di conseguenza la gente continuò a fumare ignara (e a morire di cancro) fino all’inizio degli anni ’90, periodo in cui la lobby del tabacco venne travolta da numerosi scandali a catena che portarono alla luce la verità. D’altra parte tali considerazioni scientifiche contro la vivisezione trovano conforto persino nella nostra esperienza comune riguardo alla salute degli animali domestici. Chiunque abbia un cane o un gatto sa bene infatti quanto questi ultimi siano molto più resistenti di noi alle infezioni, come non contraggano moltissime delle malattie umane e come siano in grado di nutrirsi di cose che manderebbero un essere umano all’altro mondo. Per non parlare poi dei topi che riescono ad adattarsi ad ambienti come uno scolo fognario…!
Dalle cavie animali alle cavie umane del Terzo Mondo
I risultati ottenuti con la sperimentazione animale sono talmente ambigui che per avere almeno una parvenza di validità scientifica necessitano sempre di ulteriori test sugli uomini, quella che in gergo scientifico viene definita “fase clinica”. Oggi l’ingrato compito di effettuare questi ultimi viene dato da Big Pharma in appalto ad altre società (le famigerate CRO, acronimo per Contract Research Society) che li svolgono nel Terzo Mondo. La scelta del luogo ovviamente non è casuale poiché si tratta di paesi dove i “medici” senza scrupoli trovano facilmente delle cavie umane disposte a firmare loro tutte le autorizzazioni necessarie a condurre i test in cambio di pochi spiccioli. Questo modo di agire di Big Pharma, totalmente ignorato dalle masse è stato descritto persino nel recente film The constant gardener (tratto da un romanzo di John Le Carré), un’opera cinematografica del 2005 la cui trama è fortemente ispirata alla realtà dei fatti. I risultati definitivi della sperimentazione condotta sui popoli più disgraziati della Terra al di fuori di qualsiasi serio controllo esterno vengono poi abbondantemente manipolati per rendere possibile la commercializzazione di farmaci che spesso costituiscono vere e proprie minacce alla salute. Grazie a tale modus operandi ogni volta che scoppia uno scandalo e migliaia di persone muoiono a causa di qualche medicina killer (vedi il caso del Vioxx o del Lipobay, come di moltissimi altri), le industrie farmaceutiche si trincerano dietro alla dichiarazione che “erano stati fatti tutti i test necessari prescritti dalla legge”.
Il contributo delle associazioni animaliste
Denunciare tutto ciò oggi è possibile grazie anche al coraggioso attivismo dei movimenti animalisti più agguerriti che stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa pratica criminale che consente a Big Pharma di trasformare legalmente dei veleni in farmaci (nota 4). Di recente per esempio le associazioni animaliste sono riuscite a far chiudere il famigerato allevamento di cani beagles da vivisezione del Morini di San Polo d’Enza. Il 24 aprile 2010 invece le proteste si sono concentrate contro la ditta “Green Hill” di Montichiari (BS), un altro lager italiano per 2500 cani beagles da destinare alla vivisezione: di queste sfortunate creature, allevate in box di pochi metri quadrati illuminati esclusivamente con la luce artificiale dei neon ne partono circa 250 alla settimana per andare incontro ad atroci e inutili sofferenze che cesseranno solo con la loro morte nei laboratori. Ciononostante Green Hill ha chiesto al comune di Montichiari il permesso per raddoppiare il proprio allevamento e divenire così uno dei maggiori centri di approvvigionamento europeo delle cavie animali.
Note
1) Marcia Angell, Farma&Co. Industria farmaceutica: storie straordinarie di ordinaria corruzione, Il Saggiatore, 2006.
2) Vivisezione o scienza, Pietro Croce, Edagricole Calderini, 2000.
Numerose e ripetute nel tempo sono le dichiarazioni degli scienziati sull’inaffidabilità della sperimentazione animale. A titolo esemplificativo possiamo citarne alcune particolarmente eclatanti:
“La possibilità di utilizzare per l’uomo i dati ottenuti con gli esperimenti su animali ha perso negli ultimi anni gran parte della credibilità che vantava sotto forma dogmatica nel secolo scorso. La revisione scientifica ha sancito l’inattendibilità della sperimentazione su animali per l’uomo”. P. Sandercocke I. Roberts, Lancet 2002.
Analoghe considerazioni sono state fatte, alla fine del secolo scorso, anche dal professor Umberto Veronesi: “Gran parte delle ricerche sul cancro…è stata svolta su animali da laboratorio. Si sperava di ottenere un modello sperimentale che riproducesse nell’animale le condizioni di sviluppo dei tumori umani e quindi di trasferire all’uomo i risultati ottenuti. Ma intorno agli anni sessanta ci si è resi conto che questa seducente ipotesi di lavoro non era realizzabile. I tumori dei topi, dei ratti, dei polli, o delle cavie sono sostanzialmente diversi da quelli dell’uomo; diverso è il loro modo di formarsi, di accrescersi, di metastatizzare. Perciò, nonostante l’enorme mole di informazioni apprese, l’utilizzazione in campo umano era trascurabile. Era dunque necessario trasferire le ricerche direttamente sui tumori dell’uomo…”. Affermazione riportata in Cancro: un male evitabile, G. Tamino, ed. Cosmopolis, 2006.
“I rischi di tumore determinati da sostanze tossiche si studiano con esperimenti su topi e ratti, e il 42% delle sostanze finora esaminate si è rivelato positivo nel topo e negativo nel ratto, oppure il contrario. Quindi se due animali strettamente imparentati e di vita breve come il topo e il ratto forniscono risposte completamente diverse, se ne deve dedurre che la trasposizione dei risultati all’uomo è estremamente opinabile”. Affermazione di Bruce N. Ames, Presidente della Facoltà di Biochimica dell’Università di California, 1987.
3“Test di cancerogenicità condotti nel topo e nel ratto forniscono talvolta risultati contrastanti nelle due specie. Perciò si suppone che l’organismo umano possa mostrare risultati differenti da quelli di organismi da esperimento. In secondo luogo, se ci sono prove che un composto sia mutageno (ed eventualmente cancerogeno) anche nell’uomo, non è detto che la potenza del composto, dosata su animali, sia la stessa nell’uomo. Per questo motivo i dati estrapolati dagli animali. ad esempio la valutazione del rischio di cancerogenicità, sono da considerarsi indicazioni molto grossolane. Solo l’osservazione sull’uomo può fornire indicazioni sicure per la valutazione e la prevenzione del rischio umano”. Trattato di genetica UTET (autori: Curtoni, Dallapiccola, De Marchi, Mattinz, Momigliano Richiardi e Piazza, 1991).
“Anche quando un composto è cancerogeno sia nell’uomo che in una specie animale, la sua cancerogenicità può manifestarsi in modi e parti del corpo diversi. La benzedrina, per esempio, causa tumore alla vescica negli umani, tumore al fegato nei criceti e tumori alle orecchie nei ratti”. Cancro: un male evitabile G. Tamino, ed. Cosmopolis, 2006.
“…uno studio sulla nutrizione, della durata dell’intera vita, su ratti e topi, sembra avere meno del 50% di probabilità di rintracciare cancerogeni umani noti. Sulla base della teoria della probabilità , sarebbe stato meglio lanciare in aria una moneta”. David Salsburg The Lifetime Feeding Study in Mice and Rats – An Examination of Its Validity as a Bioassay for Human Carcinogens, Oxford University Press 1983.
“I cancri provocati mediante impianto o iniezione nell’animale non possono in nessun caso, né per la causa né per l’effetto, essere paragonati a quelli dell’uomo”. Dichiarazione rilasciata nel 1986 dal professor Iain F.H. Purchase, presidente della British Toxicology Society e vincitore nel 2004 del premio IUT, International Union Of Toxicology.
“I cancri da laboratorio non hanno nulla a che vedere con quelli naturali dell’uomo. Le cellule tumorali umane non sono estranee all’organismo che le ospita. Il cancro umano differisce profondamente dai tumori artificiali provocati dagli esperimenti nei laboratori”. Dichiarazione rilasciata dal famoso virologo Albert Sabin in occasione di una conferenza tenuta nel giugno 1978 a Napoli.
4) “In molti casi sono stati innestati nei topi, per studiare possibili medicinali anticancro, tumori umani, ma il risultato è stato quello di ottenere farmaci efficaci a guarire i topi ma non l’uomo”. T. Gura. Science. 1997).
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