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venerdì 30 dicembre 2016

MENINGITE? GRAVISSIMA DISINFORMAZIONE E PROCURATO ALLARME

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Meningite? Gravissima disinformazione e procurato allarme
acciniinforma condivide le affermazioni del Dr. Tancredi Ascani 
MENINGITE, QUELLO CHE I MEDIA NON DICONO
tancredi-ascani
_ Si definisce a “bassa incidenza” un Paese che ha “meno di 2 casi di meningite meningococcica ogni 100 mila abitanti” in un anno.
Nel 2015 in Italia sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco con un’incidenza pari a 0,32 casi per 100.000 (dati Epicentro). L’Italia si conferma quindi tra i Paesi a PIU’ BASSA INCIDENZA DI MENINGITE meningococcica in Europa.

NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI, CON INCIDENZE BEN MAGGIORI DELLE NOSTRE, NON C’È NESSUNA EMERGENZA MENINGITE.

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DAL SITO EPICENTRO: “IN ITALIA, L’INCIDENZA DELLA MENINGITE DA MENINGOCOCCO È MINORE RISPETTO AL RESTO D’EUROPA: OGNI ANNO VENGONO SEGNALATI CIRCA 200 CASI, PARI A 3 CASI OGNI 1.000.000 ABITANTI RISPETTO AD UNA MEDIA EUROPEA DI 14/1.000.000”.
E’ da sempre stato così con lievi oscillazioni che sembrano non seguire le vaccinazioni anti meningite: da notare infatti che i casi di meningite meningococcica risultano numericamente simili tra il 1998 (epoca pre-vaccinale) e il 2013. Solo dal 2009-2010 il vaccino è offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati e solo dal 2012 è stato inserito nel Piano Nazionale Vaccinazioni. Addirittura proprio dal 2012 si nota un nuovo aumento di casi da sierogruppo C che risultano superiori ai casi della fine degli anni 90.
Da notare che negli anni 2003-2005 abbiamo avuto molti più casi di meningite da meningococco rispetto a quest’anno ma, non andando di moda conteggiare e mettere in prima pagina ogni caso con titoli allarmanti, nessuna psicosi di massa da meningite si è verificata.
«La meningite può essere determinata da diversi agenti batterici e virali, ha una bassa contagiosità, ossia solo una piccola parte di chi viene a contatto con l’infetto o il portatore si ammala a sua volta e quindi l’allarmismo delle ultime settimane non è giustificato dal punto di vista sanitario». Carlo Signorelli, presidente uscente della Società italiana di igiene (Siti) (5 Dicembre 2016);
_ Si definisce EPIDEMIA di meningite un’incidenza “superiore ai 100 casi ogni 100 mila” in un anno. Noi, come precedentemente scritto, siamo intorno a 0,3. Chiunque vada a dire in giro che vi è una qualche epidemia di meningite in Italia sta facendo una GRAVISSIMA DISINFORMAZIONE e PROCURATO ALLARME.
_ in Toscana negli anni 2015-2016, su una popolazione di 3 milioni e 750 mila persone, è stato riportato un lieve aumento di casi, portando l’incidenza a 0,83 casi nel 2015 e ancor meno nel 2016. Siamo sempre quindi ad un’incidenza BASSA (sempre ben al di sotto i 2 casi per 100 mila abitanti che caratterizzano i paesi a bassa incidenza di meningite).
Ma non solo, IN TOSCANA DAL 2015, A DIFFERENZA DI TUTTE LE ALTRE REGIONI, SI E’ INIZIATO AD USARE UN TEST MOLECOLARE CHE DIAGNOSTICA IL TRIPLO DEI CASI RISPETTO AI NORMALI ESAMI COLTURALI USATI NELLE ALTRE REGIONI. “E’ per questo che la regione Toscana sembra avere 3 volte più casi rispetto alle altre regioni”. Queste sono le inequivocabili parole di Chiara Azzari, responsabile centro di immunologia pediatrica ospedale Meyer.
Lo dicono loro quindi, l’aumento dei casi riportati, SOLO IN TOSCANA, è dovuto in gran parte, se non totalmente, al test usato! E questo nessuno lo specifica nei nostri media, tutti presi a far solo allarmismo e a spingere al vaccino come se fossimo in piena epidemia di meningite e come se il vaccino fosse innocuo come bere un bicchier d’acqua.
_ Cosa dicono le linee guida internazionali? 
L’ American Academy of Pediatrics così si è espressa nel 2014: “la vaccinazione di routine nei bambini in buona salute dai 2 mesi ai 10 anni non è raccomandata in assenza di un incrementato e persistente rischio di malattia meningococcica.”
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la vaccinazione su larga scala solo nei Paesi con tassi endemici alti (>10 casi/100.000 abitanti/anno) o intermedi (2-10 casi/100.000 abitanti/anno) di malattia invasiva meningococcica.
Noi, ricordo ancora una volta, siamo un Paese a BASSA incidenza di malattia meningococcica.
_ Chi sono i più colpiti? “L’incidenza maggiore del virus si è registrata nella fascia di età 20-29 anni… L’età media delle persone decedute è invece di 52 anni” Assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi.
_ Il vaccino è efficace?
I dati parlano da soli. Nel 2016 in Toscana ci son stati 29 casi (e 6 decessi), 13 erano vaccinati, il 45% quindi. La vaccinazione può offrire una protezione individuale, può ridurre il rischio di contrarre la malattia, ma non funziona per tutti e l’efficacia pare essere di breve durata.
Il vaccino coniugato contro il meningococco C ha mostrato un’efficacia nei bambini del 97% entro un anno dalla vaccinazione, che diminuisce già al 68 % dopo 1 anno.
Uno studio inglese afferma solo l’8-12% dei bambini che avevano completato il ciclo vaccinale con 3 dosi avevano anticorpi protettivi a 4 anni
(Borrow R et al. Antibody persistence and immunological memory at age 4 years after meningococcal group C conjugate vaccination in children in the United Kingdom. Journal of Infectious Diseases, 2002, 186: 1353–1357).
In un altro studio solo il 25% dei bambini vaccinati in età compresa tra 2 mesi e 6 anni aveva anticorpi protettivi dopo 6 anni dall’inoculazione (Perrett K P et al. Antibody persistence after serogroup C meningococcal conjugate immunization of United Kingdom primary-school children in 1999–2000 and responseto a booster: A phase 4 clinical trial. Clinical and Vaccine Immunology, 2010,50:1601–1610).
Per il vaccino antimeningite quadrivalente “Menveo” (valido per i gruppi A, C, W135 e Y), l’ immunogenicità verso il siero gruppo C è risultata essere del 73% dopo un mese per ridursi al 53% 12 mesi dopo la vaccinazione nei bambini di 2-10 anni.
E anche il vaccino contro il meningococco B sembra essere poco efficace.
_ Per quanto riguarda gli effetti collaterali di questi vaccini si rimanda alla visione degli stessi bugiardini.
_ Come è la situazione in UMBRIA?
Si vorrebbe raccomandare il vaccino Men C anche in Umbria  ma i dati (vedi tabella sotto) parlano chiaro: l’umbria è tra le regioni in Italia con minor casi di meningite in assoluto. Pare proprio che da noi la meningite sia veramente un evento eccezionale.
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Riproduzione consentita purché l'articolo non sia modificato in nessuna parte, indicando Autore e link attivo al sito
Fonte: http://www.vacciniinforma.it/2016/12/30/meningite-gravissima-disinformazione-e-procurato-allarme/4913
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Come capire e guarire i disturbi psicosomatici

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Per poter parlare di disturbo psicosomatico è bene escludere l’esistenza di cause organiche, quindi è sempre bene, in caso di malessere prolungato, consultare un medico e fare degli accertamenti. Qualora non emergessero cause certe o il malessere proseguisse nonostante i tentativi di cura tradizionale, occorre interrogarsi in modo onesto e profondo su quali possono essere eventuali situazioni della nostra vita che in qualche modo ci infastidiscono, ci fanno soffrire, ci fanno stare male al punto da cercare, attraverso la malattia, di evitarle.

Il caso clinico

Per analizzare in maniera più esaustiva l’argomento, farò riferimento ad un ipotetico paziente che qui chiamerò Anna. La storia di Anna ci fa comprendere come l’incapacità di accettare e di reagire a un disagio emotivo possa implodere sul suo organismo a tal punto da canalizzare seri disturbi psicosomatici.
Anna, tutte le mattine si sveglia con un forte mal di testa, la sera difficilmente si addormenta subito, anzi, prima di addormentarsi è un continuo torturarsi. Spesso ha problemi gastrointestinali, tali da invalidarle l’esistenza. Ma i suoi malesseri non finiscono qua, anche il prurito, la stanchezza, il mal di schiena sono suoi compagni di vita.
Per comprendere al meglio il suo quadro clinico le pongo diverse domande, come:
“Anna quando si acutizzano i disturbi intestinali?”
La paziente risponde: “Non saprei, sto sempre male, pensi che spesso evito di uscire con gli amici per evitare brutte figure”.
Allora le chiedo ancora: “Quindi non esci mai?”
Anna risponde: “Beh, a volte mi lascio convincere dagli amici ed esco”
Le chiedo: “E quando sei con gli amici come ti senti?”
Anna mi risponde: “Strano dottoressa, quando sono con loro non accuso nessun tipo di malessere”
Adesso, la domanda che pongo a voi, al fine di farvi riflettere, è: perché quando Anna è con gli amici non si ammala mai, invece quando è a casa o lavoro….. ne ha sempre una?

Benvenuta nel mondo delle malattie psicosomatiche

L’ inconscio di Anna comunica con lei in questo modo, anche (e soprattutto) quando non lo vuole ascoltare. Perché Anna per non ascoltarlo fa di tutto: accetta passivamente le discussioni dei genitori, del marito, si lascia condizionare dal parere degli altri, si lascia gestire…insomma è un vivere in balia degli altri, e di conseguenza uno stress continuo!
Una dose di stress è sana e necessaria per poter reagire adeguatamente alla vita, ma come in tutte le situazioni di eccesso, può crearsi un sovraccarico nocivo.
Se viviamo in condizioni di ansia protratta, (quel genere di sensazioni di affaticamento estremo, di incapacità a reagire, di stanchezza anche quando non abbiamo fatto quasi niente, di disagio diffuso che non ci lascia mai), il nostro corpo dovrà utilizzare energie in dosi massicce.
Questo può esporci a maggior rischio di ammalarci, sia per un deficit di difese immunitarie, sia per una tendenza difensiva della nostra psiche di utilizzare il corpo come mezzo di evitamento del disagio psicologico (la malattia psicosomatica).
E finchè Anna non ascolterà il suo inconscio, andrà sempre dai medici; vuoi per farsi prescrivere un elettrocardiogramma, vuoi per una visita gastrointestinale, dermatologica, ecc.

Come vincere il malessere inconscio che ci fa ammalare?

Non esiste una formula magica e unica per tutti… purtroppo! Naturalmente il primo passo è accettare di avere un disagio profondo che cerca di parlarci, che vuole essere accolto, ascoltato e coccolato, una situazione che chiede a gran forza di essere risolta, al punto da fermarci, farci stare male anche fisicamente.
Ci vuole un pizzico di coraggio ed una buona dose di stanca disperazione per prendere la decisione di guardarsi dentro ed iniziare il cambiamento.
Per quanta paura faccia il cambiamento, portatore di novità ed incertezze, sarà sicuramente migliore della situazione dolorosa, pesante ed opprimente che ci ha portato a stare male, anche se la viviamo come rassicurante e conosciuta.

Il significato psicologico di alcuni malesseri

Emicrania
Prova a pensare alla somiglianza tra le circonvoluzioni cerebrali e quelle dell’intestino tenue: le prime digeriscono il mondo immateriale, le seconde quello materiale. Il mal di testa denuncia un eccesso di attenzione agli aspetti della nostra vita che cerchiamo di razionalizzare e controllare a tutti i costi. L’emicrania attira l’attenzione verso l’interiorità, a questo scopo scatena dei sintomi tali da richiedere l’evitamento degli stimoli esterni (fastidio verso la luce, scintillio, dolore intenso) e costringe il corpo al riposo. E’ il chiaro messaggio della necessità di integrare nella propria vita degli aspetti piacevoli ed estatici, ridimensionando l’ansia da prestazione.
Tachicardia
Quando le emozioni sono inespresse, talvolta represse, cioè nascoste e non accettate, il cuore ne risente e può “farsi sentire” attraverso un ritmo irregolare. E’ la denuncia della tendenza a razionalizzare i sentimenti, come la rabbia e la frustrazione, oppure può indicare uno stato di allerta. Spesso la tachicardia anticipa l’attacco di panico.
Insonnia
Si tratta di un disturbo dello spirito, indica l’aver perso la capacità di entrare in contatto con la propria interiorità. E’ come se la persona non riuscisse più a concedersi la possibilità di “abbandonare il controllo”, poiché il sonno è una piccola morte (i bambini in particolare vivono il distacco in modo molto intenso) dalla quale si può riemergere a “nuova vita”, vigore e benessere.
Infiammazioni del canale respiratorio
Siamo nel regno supremo della comunicazione, dello scambio tra mondo interiore e ambiente esterno. Il conflitto interiore non si riesce ad esprimere apertamente, ma lo si camuffa, lo si cela dietro alla tosse, al muco, impedendo di fatto alle situazioni che si vivono come pericolose, o non affini a noi, entrino attraverso i condotti respiratori. In questo grande contenitore troviamo anche le allergie, che coinvolgono un numero sempre maggiore di persone e che simbolicamente sono molto interessanti.
Articolazioni
Le persone che soffrono di dolori articolari sono quasi sempre molto esigenti nei confronti di se stessi o della propria cerchia. A volte appaiono agli altri come molto flessibili, ma la loro docilità è dettata dalla paura e da una sensazione di impotenza di fronte a figure autoritarie. Sono presenti in queste persone sentimenti di collera e da un senso di rivolta, tenuti entrambi sotto silenzio, ma inevitabilmente espressi dal corpo per mezzo di questo particolare disagio.
Mal di schiena
Il nostro corpo, sotto l’effetto di una umiliazione, tende a “piegarsi” o meglio a “ripiegarsi” su noi stessi. La schiena ricurvata segue frequentemente profondi disagi affettivi: la sofferenza ci “piega” (fardelli troppo pesanti da portare).
Il ginocchio (condizione di inferiorità)
Il dolore può esprimere il grande disagio a vivere delle situazioni “umilianti”: rifiuto di sottomettersi.
Apparato respiratorio
Le vie respiratorie sono le vie di comunicazione (scambio tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno), dove entra la vita, che verrà poi distribuita dal sangue in tutto l’organismo. Le malattie degli organi della respirazione traducono gli scambi con l’ambiente circostante per quel che riguarda il nostro bisogno di “aria”, spazio e autonomia. Ci possono segnalare un’assenza di gusto per la vita, la perdita di desiderio di continuare a vivere, o anche un senso di colpa devastante.
Laringite (infiammazione del canale respiratorio)
E’ un modo di soffocare la comunicazione quando dobbiamo parlare con qualcuno che è vissuto come l’autorità.
Gastrite
Collegata alla collera perché non ci sentiamo rispettati o apprezzati per quanto valiamo. Il nervosismo e i disagi emotivi sono spesso responsabili. Il famoso “bruciore allo stomaco” parla della presenza di un fuoco che brucia all’interno, ma che non si esprime mai sotto forma di rabbia e ribellione (rabbia inespressa).
Psoriasi (una spessa corazza per isolarsi dal mondo)
Vengono colpite, in genere, persone ipersensibili che hanno un gran bisogno dell’amore degli altri.
Candida e Herpes vaginale
Il bruciore dell’herpes richiama, a livello simbolico, il “fuoco” e al bisogno costante di purificazione. Per certi versi questa sintomatologia consente al soggetto di espiare certe esperienze peccaminose. Se invece l’herpes si associa anche alla Candida, il dualismo regola-trasgressione, santità-peccato viene rafforzato da un “imbianchimento” (fungo): manifestando tutto il suo “candore” come se si volesse mostrare la sua pulizia morale, a dispetto del comportamento particolarmente trasgressivo
Purtroppo abbiamo perso la capacità di ascoltarci, di accogliere ciò che ci accade come necessario, soprattutto se non lo comprendiamo o non corrisponde a ciò che crediamo sia valido per noi, e di fidarci di noi stessi.
E’ questa capacità che dovremmo recuperare per poter vivere davvero in armonia ed in una condizione di equilibrio psico-somatico.
Diceva Martin Luther King….”Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori”    da psicoadvisor.com/
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Cose che nessuno vi dice: 145.000 bambini morti a causa dei vaccini negli ultimi 20 anni. Notizia del 2013

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145.000 bambini morti a causa dei vaccini negli ultimi 20 anni

Il programma di vaccinazione infantile raccomandato è cambiato radicalmente nel corso degli anni, arrivando ormai a toccare la media  di 30 vaccini, tra cui molteplici combinazioni, prima dell’età di sei anni.
E in molti casi, i medici e gli infermieri somministrano una mezza dozzina o più di vaccini tutti in una volta nel corso di una sola visita per risparmiare tempo. Ma secondo i dati di  Vaccine Adverse Events del governo Reporting System (VAERS), 145.000 o più bambini sono morti nel corso degli ultimi 20 anni a causa di questo approccio di vaccino multilo, e alcuni genitori sono consapevoli di questo fatto sconvolgente .
In uno studio recentemente pubblicato sulla Human & Experimental Toxicology Journal, i ricercatori hanno valutato il numero complessivo di ricoveri e decessi associati a vaccini somministrati tra il 1990 e il 2010, e confrontato questi dati al numero di vaccini somministrati in una sola volta per i singoli bambini. Ospedalizzazioni e decessi dovuti a una dose di vaccino sono stati confrontati con i decessi avvenuti con somministrazioni da due a otto dosi di vacino insieme. I ricercatori hanno anche valutato l’ospedalizzazione complessivo e tassi di mortalità associati con le dosi di vaccino combinato: 5-8 dosi di vaccino combinato, e 1-8 dosi di vaccino combinato.
Dopo l’analisi, il team ha scoperto che più vaccini un bambino riceve in una sola volta, più è probabile che lui o lei possa subire una reazione grave o addirittura possa sopraggiungere la morte.
Secondo Heidi Stevenson di Gaia Salute, per ciascun vaccino supplementare che un bambino riceve, la sua probabilità di morte aumenta del 50 per cento – e con ogni dose di vaccino supplementare, le probabilità di dover essere ricoverato in ospedale per gravi complicanze si duplicano . I genitori dei bambini che hanno controindicazioni  dopo un solo vaccino tende a cessare ulteriori vaccinazioni, suggeriscono i dati.
Il numero totale dei ricoveri e decessi segnalati per un solo vaccino era superiore al numero riportato dopo due, tre, quattro o anche vaccini. Anche se il motivo preciso di questo è sconosciuto, si ritiene che i neonati per lo più rientrano in quella categoria di vaccino, e quelli che sono vittime di un singolo vaccino tende a non avere più i vaccini. Una volta che un bambino raggiunge cinque vaccinazioni, tuttavia, il tasso di ospedalizzazione e di morte sale drammaticamente.
“I nostri risultati mostrano una correlazione positiva tra il numero di dosi di vaccino somministrate e la percentuale di ricoveri ospedalieri e di decessi segnalazioni al VAERS,” hanno scritto gli autori nella loro conclusione. “Inoltre, i bambini più piccoli hanno una probabilita’ significativamente piu’ grande rispetto ai bambini più grandi di essere ricoverati in ospedale o di morire dopo aver ricevuto vaccini. Dal momento che i vaccini vengono somministrati a milioni di bambini ogni anno, si sa’ per certo che le autorità sanitarie possiedono dati scientifici provenienti da studi di tossicità sinergica su tutte le combinazioni di vaccini che i bambini sono suscettibili di ricevere. “ Fonte: siamolagente.altervista.org
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giovedì 29 dicembre 2016

Ictus: conosciamolo meglio

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In questo post analizziamo gli aspetti principali della patologia per conoscerla meglio e imparare a prevenire l’ictus.

Cosa è l’ictus?

Infarto cerebrale, stroke o colpo apoplettico: comunque lo si chiami, l’ictus è la perdita – o il rallentamento – delle normali funzioni cerebrali a causa dell’improvvisa interruzione di apporto di sangue al cervello. Il mancato nutrimento del cervello, anche solo per pochi secondi, può compromettere funzionalità importanti fino a provocare disabilità gravi: intervenire subito e nel minor tempo possibile è il solo modo per limitare i danni.
L’ictus si può manifestare in tutta la popolazione, ma la maggiore percentuale si riscontra tra gli anziani e gli uomini.

Sintomi dell’ictus

Le prime avvisaglie di ictus variano in base alla gravità, alla zona del cervello colpita e alle cause, ma i sintomi generali che si possono riconoscere sono: formicolio al braccio, difficoltà a parlare o a compiere determinati gesti, alterazione della vista, capogiri, perdita di equilibrio.

Cause dell’ictus

L’ictus è provocato dalla mancanza di sangue diretto al cervello, e a sua volta questa condizione può essere determinata da un’embolia, una trombosi o un’emorragia cerebrale che, sebbene rara, è la più pericolosa perché mortale. Queste tre patologie sono accumunate dalla formazione di un impedimento che ostacola il flusso sanguigno verso il cervello: con la trombosi c’è un coagulo di sangue, con l’embolia si ha il distaccamento di un frammento dell’arteria in cui il coagulo si è formato, e con l’emorragia c’è la completa rottura di una parte arteriosa.

Tipi di Ictus

In base alle cause scatenanti, si distinguono tre forme di ictus:
  • Ictus ischemico: si suddivide in ictus trombotico se è provocato da una trombosi, e ictus embolico se è dovuto a un’embolia;
  • Ictus emorragico: si suddivide in ictus emorragico intracerebrale, quando la rottura del vaso sanguigno avviene dentro il cervello, e ictus emorragico subaracnoideo se si rompe un vaso arterioso situato sulla superficie tra il cervello e il cranio;
  • Attacco ischemico transitorio: è una forma di ictus particolare perché tutti i sintomi fanno pensare a un ictus ischemico ma, a differenza di quest’ultimo, sono passeggeri e non permanenti.

Fattori di rischio ictus

I fattori di rischio di un ictus sono numerosi, e si possono dividere in due gruppi: modificabili e non modificabili.
Fattori di rischio ictus modificabili:
  • Ipertensione arteriosa cronica;
  • Fumo e fumo passivo;
  • Colesterolo alto;
  • Diabete;
  • Obesità e sovrappeso;
  • Sedentarietà;
  • Malattie cardiovascolari;
  • Pillola anticoncezionale e ormonoterapia;
  • Abuso di droghe e alcol.
 
Fattori di rischio ictus non modificabili:
  • Età superiore ai 55-60 anni;
  • Sesso: colpisce più gli uomini che le donne;
  • Razza: africani, asiatici e caraibici sono i più predisposti;
  • Familiarità con l’ictus;
  • Attacco di cuore.

Prevenire l’ictus

Se è vero che non si può avere alcun controllo sui fattori di rischio non modificabili, è altrettanto vero che lo si può avere su quelli modificabili: l’ictus si previene con comportamenti virtuosi e l’adozione di terapie mediche. Per esempio, il pericolo di ipertensione cronica si allontana con una dieta povera di sodio, un allenamento costante ed eventualmente con l’uso di farmaci ipotensivi prescritti dal proprio medico.
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Ictus: i sintomi da non sottovalutare

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    “Ictus“: una parola tanto temuta, almeno quanto “infarto“. Si verifica l’ictus quando un vaso arterioso cerebrale o viene ostruito o si rompe dando vita ad un’emorragia. Il blackout genera lesioni e danni gravissimi a livello sensitivo o motorio, dal momento che il sangue non riesce più a veicolare l’ossigeno nelle zone interessate. Anche se non sempre si annuncia, l’ictus può essere preceduto da particolari avvisaglie che dovrebbero metterci in guardia sul pericolo che corriamo. Secondo un rapporto della Heart and Stroke Foundation of Canada, risalente al 2011, l’ignoranza sull’ictus è ancora molto elevata, soprattutto nella popolazione femminile, “nonostante in Canada si verifichi un episodio di questo tipo, ogni 10 minuti“, dice l’istituto.
    L’ICTUS 
    L’ictus può essere emorragico (quando si verifica una vera e propria rottura dell’arteria cerebrale) ed ischemico (dovuto all’ostruzione dell’arteria, a causa di un embolo o di un deposito di placca). Quali sono i fattori di rischio? In genere, la pressione alta o l’ipercolesterolemia predispongono maggiormente al rischio di ictus, così come il diabete e l’utilizzo di pillole anticoncezionali. Anche chi soffre di problemi di coagulazione, ad esempio, rischia di sviluppare l’ ictus. Le donne che hanno avuto un aborto spontaneo hanno maggiori probabilità di soffrire di coaguli di sangue, così come quelle che soffrono di grvai forme di trombosi venosa. Lo stesso discorso vale per le persone che soffrono di livedo reticolare, una patologia caratterizzata dalla comparsa di chiazze cianotiche o rosse sulla pelle. Avete mai sentito parlare di emicrania con aura? Si tratta della condizione (fatta di disturbi visivi, visioni luminose nel proprio campo visivo) che precede o accompagna il vero e proprio mal di testa. Spesso questa fase si manifesta anche con l’indebolimento degli arti, formicolii e difficoltà nel parlare. Una ricerca scientifica pubblicata sul Journal of the American Medical Association, ha stabilito una relazione tra cefalea con aura ed un incremento del rischio di infarto e di ictus Altri fattori di rischio sono legati all’uso del contraccettivo orale, all’obesità (che favorisce la formazione di placche arteriose con conseguente ostruzione) ed al fumo che priva le cellule cerebrali del giusto apporto di ossigeno.Non esistono categorie di persone particolarmente a rischio di ictus cerebrale. Possono essere colpiti indistintamente giovani, anziani, uomini e donne anche se, con l’avanzare dell’età, le probabilità aumentano notevolmente. I SINTOMI DA NON SOTTOVALUTAREPrendere in tempo l’ictus è possibile, anche se difficile. Cogliere i cosiddetti campanelli d’allarme è, quindi, necessario per prevenire eventuali criticità. Tra le avvisaglie, ci sono l’ intorpidimento, il formicolio o la debolezza degli arti (braccio o gamba), afasia (difficoltà nel parlare), stato di confusione, problemi di vista, mal di testa lancinanti e vertigini. ICTUS E DEPRESSIONEIl dottor Adam C. Urado, professore di medicina al Tufts, ha parlato del rapporto tra ictus e farmaci antidepressivi dicendo che chi assume queste medicine, sviluppa maggiori possibilità di andare incontro ad un ictus. Dello stesso tenore è lo studio Women’s Health Initiative pubblicato online su Archives of Internal Medicine che ha seguito più di 160.000 donne in postmenopausa negli Stati Uniti per 15anni, esaminando i fattori di rischio e le possibili misure di prevenzione contro le malattie cardiovascolari, il cancro e l’osteoporosi. A distanza di uno o tre anni dall’inizio dello studio, circa 5.500 di queste donne ha assunto un antidepressivo con conseguente aumento del rischio di morte per ictus emorragico. “Ci sono altre forme efficaci di terapia per i pazienti ad alto rischio cardiovascolare che hanno anche la depressione“, sentenzia il dottor Jordan Smoller professore associato di psichiatria alla Harvard Medical School, “la depressione è un fattore di rischio noto per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari; uno dei motivi per cui gli antidepressivi triciclici sono utilizzati meno frequentemente è il loro potenziale effetto negativo sulla funzione cardiaca“. 
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    Come curare la cervicale

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    Il dolore cervicale (o cervicalgia) si configura come un dolore localizzato in corrispondenza del collo, che spesso si irradia verso braccia e spalle.
     Può dipendere da colpi di freddo o posture sbagliate, ma anche da stress eccessivo. Scopriamo meglio come curare naturalmente i disturbi della cervicale.
    >  Sintomi del dolore cervicale
    >  Cause
    >  Diagnosi
    >  Cure per il dolore cervicale

    Nervi e muscolatura del collo
    Nervi e muscoli del collo

    Sintomi del dolore cervicale

    Il dolore cervicale causa problemi alla vista, formicolii e intorpidimento, rigidità del collo, tachicardia, vertigini, rigidità, specie al mattino. I sintomi possono avere variabile entità: si va dal semplice torcicollo ad un dolore che si può estendere fino alle braccia rendendo difficoltosi i movimenti, dal senso di nausea, di vertigine ai giramenti di testa, alla perdita di equilibrio o ronzii alle orecchie, ai problemi all’udito (nella zona cervicale passano le radici nervose).

    Cause

    Le cause della cervicalgia possono essere di diversa natura. Le più comuni sono;
    • Cattiva postura
    • Poca attività fisica e vita sedentaria
    • Colpi di freddo
    • Posizioni errate durante il sonno (cuscino non idonei)
    • Stress e tensioni emotive
    • Difetti occlusali delle arcate dentali
    In molti casi però, il dolore della cervicale può dipendere da lesioni ai muscoli e alle articolazioni del collo, dovuti ad esempio a fattori traumatici o sforzi eccessivi.

    Quando i dolori cervicali hanno origini psicosomatiche

    Cause psicosomatiche della cervicale

    Diagnosi 

    La diagnosi rivela un alterato assetto meccanico della regione cervicale, spesso dovuto a colpi di freddo, movimenti bruschi, postura inadeguata, stress esagerato e prolungato. Rispetto agli eventi traumatici, sono più diffusi i casi di cervicalgia causata da tensioni muscolari che si apprezzano alla palpazione sotto forma di “noduli” o “corde”. Altre valutazioni diagnostiche possono avere come esito: la degenerazione dei dischi intervertebrali, l'alterazione dei corpi vertebrali adiacenti, la stenosi del canale vertebrale. La compressione nervosa può essere confermata da esarni di imaging mediante risonanza magnetica, o da una mielografia con tomografia computerizzata.

    CURE PER IL DOLORE CERVICALE


    Alimentazione in caso di dolore cervicale 

    Il dolore cervicale è correlato spesso agli organi fegato e cistifellea. E’ necessario quindi un sostegno ad entrambi con verdure dal gusto amaro (cicoria, cime di rapa, radicchio, indivia belga) ripassate in padella con aglio e olio extravergine di oliva.
    Andrebbero consumati più di frequente alimenti quali carciofi e ortica. Utile anche una tisana di cardo o di carciofo, ottenuta mettendo a bollire una foglia della pianta per 15/20 minuti, da prendere prima di colazione e cena.
    A volte il dolore cervicale può essere conseguente a una stasi del sistema linfatico, soprattutto nelle persone predisposte a mal di gola e sinusiti. Per evitare la stasi del sistema linfatico, ma anche per supportare fegato e cistifellea, è necessario ridurre latte e derivati, grassi di origine animale contenuti in carne e insaccati, farine raffinate e cibi industrializzati.

    Rimedi fitoterapici per il dolore cervicale

    Le piante che agiscono come antinfiammatori del sistema osteoarticolari inibiscono la sintesi delle prostaglandine (PGE2), responsabili del dolore e del processo infiammatorio dei tessuti, senza danneggiare lo strato protettivo dell’apparato gastrointestinale.
    Questi rimedi possono essere assunti in forma di tinture madri o estratti secchi; oppure, come ingredienti di pomate e unguenti da spalmare sulle articolazioni doloranti.
    • Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens): la radice si è dimostrata particolarmente attiva, soprattutto, nelle situazioni che causano dolore e infiammazione come tendiniti, osteoatrite, artrite reumatoide, mal di schiena, mal di testa, cervicale, contusioni, sciatica, artrite, artrosi;
    • Boswellia: (Boswellia serrata) dal tronco e dai rametti si estrae una gommoresina, in grado di svolgere una potente azione antinfiammatoria e analgesica su diverse patologie del sistema osteo- articolare. Il suo utilizzo è consigliato nel trattamento di infiammazioni locali, disturbi degenerativi delle articolazioni, ridotte capacità motorie mattutine, dolori muscolari, reumatismi, artrosi, infiammazione dei tessuti molli come tendiniti, miositi e fibromialgia;
    • Spirea(Spirea ulmaria) i fiori e le sommità fiorite sono considerate, insieme alla corteccia del Salice (Salix alba), i “salicilati vege- tali”, e per questa ragione, sono impiegati per alleviare gli stati dolorosi causati da reumatismi articolari acuti e affezioni reumatiche in genere, artrosi, artrite reumatoide, mal di denti, mal di schiena e dolore cervicale;
    • Curcuma (Curcuma longa) la radice è tradizionalmente impiegata sia nella medicina ayurvedica, che nella medicina tradizionale cinese, per la capacità di contrastare i processi infiammatori all’inter- no dell’organismo, per questo motivo è consigliata nel trattamento di infiammazioni, dolori articolari, artrite e artrosi, cervicale.

    Fiori di Bach

    La zona cervicale della nostra colonna non si infiamma solo per fattori fisici che intervengono sul sistema osteoarticolare, ma anche per squilibri emotivi e atteggiamenti caratteriali che portano a eccessiva rigidità. 
    A volte, tale disturbo si verifica in un periodo caratterizzato da troppi impegni da gestire, così lo stress che si accumula, si scarica completamente sulla zona cervicale, portando a dolori lancinanti e contratture. 
    Per questi motivi, nella cura delle cervicalgia, i fiori di Bach possono rivelarsi un ottimo rimedio naturale. I più utili sono:


    • Rock Water: aiuta chi soffre di dolori articolari, contratture e rigidità fisica agli arti e al collo, per una concezione troppo controllata della vita, privata del lato giocoso. Indicato per chi s'impone (e impone ad altri) alti ideali di perfezione, regole fisse e inattaccabili. Chiuso in sé, è un pessimo interlocutore, non si mette in discussione; evita il confronto, pensando di avere sempre ragione, negandosi così la possibilità di crescere. Questo fiore dona flessibilità mentale, apertura, ed elasticità caratteriale. Aiuta ad aprirsi ai piaceri della vita, a sciogliere la rigidità morale, e, di conseguenza, anche quella fisica. 
    • Oak: è il rimedio per chi soffre di dolori cervicali, contratture di spalle e collo a causa di un eccessivo senso del dovere che non permette riposo. L'individuo non si sottrae mai agli impegni e lotta ogni giorno con tutta l’energia possibile, senza concedersi un attimo di tregua. Ha un senso del dovere talmente sviluppato, eccessivo, da non permettersi mai un cedimento, una malattia. Inflessibile con se stesso, auto-esigente, è un lavoratore accanito. Il rimedio aiuta a capire l’importanza di rilassarsi, di riposare; permette di prendersi le meritate pause, addolcendo il senso del dovere.

    Medicina tradizionale cinese

    Per sciogliere la contrazione dei muscoli in Medicina tradizionale cinese (MTC) si vanno a curare Vento freddo e stasi di Xue, in modo da disperdere Freddo e Umidità.
    Punti importanti sono:
    • HOU XI (a livello dell’articolazione del mignolo), elimina le sindromi da Vento-Calore, rilassa muscoli e tendini;
    • JI QUAN (al centro della fossa ascellare), elimina il Calore nel Fegato;
    • JIAN LIAO (nella fossetta posteriore della spalla), espelle il Vento; 
    • NAO SHU (sotto il bordo inferiore della spina scapolare), elimina le sindromi da Vento e dissolve l’Umidità.

    Aromaterapia per il dolore cervicale

    Gli oli essenziali impiegati contro il dolore dovuto ad artrosi cervicale, sono quelli con una spiccata attività rubefacente, cioè determinano il richiamo di sangue negli strati più superficiali della pelle, scaldando la zona e alleggerendo l'infiammazione agli strati sottostanti, proprio grazie alla sottrazione ematica. Queste essenze vanno utilizzate in uso esterno diluendole 3 gocce in un cucchiaio di olio di arnica o aggiunte a una crema neutra per massaggi. 
    • Olio essenziale di abete biancoanalgesico e antinfiammatorio, svolge un'azione antinfiammatoria, aumenta la vasodilatazione e la circolazione sanguigna locale, alleviando i dolori dell’artrosi, dell'artrite, sciatalgia, dolore cervicale e dei reumatismi.
    •  Olio essenziale gineproviene usato con beneficio contro artrosi, artrite, gotta, dolori reumatici e altre infiammazioni del sistema osteoarticolare. Se massaggiato sulla parte dolorante, stimola la produzione corporea di cortisone, con uno spiccato effetto analgesico.
    • Olio essenziale di zenzero: ha effetto antidolorifico contro rigidità muscolari e stati dolorosi dovuti a traumi, strappi, stiramenti, mal di schiena, mal di testa e dolore cervicale.

    Omeopatia 

    Aceta racemosa e Ferrum phosphoricum 5 CH (5 granuli ogni 4 ore, alternando i due preparati), trattamento utile in caso di rigidità e dolore, da diradare in base al miglioramento; Dulcamara 9 CH (5 granuli ogni 2 ore), indicato in caso di cervicalgia da esposizione al freddo o permanenza in ambienti umidi; Bryonia 7 CH (5 granuli ogni 2 ore), specie se il dolore peggiora ad ogni movimento; Calcarea fluorica 9 CH (5 granuli, 1 volta al giorno), rimedio indicato per il trattamento dell’artrosi sintomatica.

    Esercizi

    Il collo è una vera opera d'arte della natura. In esso si concentrano vertebre, legamenti, muscoli, nervi e ghiandole (la tiroide) con funzioni e interattività sbalorditive. L’origine del dolore cervicale (o cervicalgia) può derivare dal semplice spasmo muscolare dopo raffreddamento, all’artrosi (calcificazioni intorno alle articolazioni- e corpi vertebrali ), all’anchilosi spondilartritica ( perdita dell’articolarità), dove i legamenti calcificano e rendono la colonna rigida. La cervicalgia semplice è una disfunzione che risponde pefettamente alle cure manipolative (cercate sempre professionisti seri, diffidate dei terapisti della riabilitazione improvvisati).  
    Per prevenire la cervicalgia evitate di tenere posture sbagliate per un tempo prolungato; ad esempio, la posizione del mento appoggiata a una mano quando si sta davanti allo schermo). Ricordate sempre che i muscoli si adattano alla posizione assunta, per cui, se la postura è sbagliata, il muscolo si accorcia e, contraendosi, si ritrova alle prese con un ridotto apporto di sangue e di ossigeno.
    Da ciò derivano dolore, sensazione di bruciore e rigidità, che possono sfociare in nausea, capogiri, formicolii alla mano (specie se si usa molto il mouse; in quel caso si parla di mouse arm syndrome, ovvero “cervico-brachialgia da uso del puntatore”). È utile sciogliere le tensioni profonde attraverso massaggi o leggere trazioni. Ovviamente, se la postura errata è un'abitudine, poco potranno le tecniche di palpazione. 
    Vi proponiamo un piccolo esercizio per sciogliere le tensioni a livello cervicale: in piedi, inclinate il capo a destra e poi a sinistra, molto lentamente. Sentite i muscoli allungarsi a ogni espirazione, mentre raccogliete l'energia quando inspirate. Poi alzate un braccio, e abbassate l'altro; spingete entrambi indietro e invertite.
    Imparare a rilassarsi è un lavoro indispensabile per chi soffre di questo disturbo; un imperativo che sul lungo periodo porta innumerevoli benefici. Per questo può essere utile seguire lezioni di Chi kung (Qi gong) tenute da maestri esperti che sappiano guidare l’immaginazione volta a veicolare il respiro e l’attenzione tra le diverse parti del corpo. 
    Ecco intanto semplici esercizi di ginnastica isometrica che potete svolgere ovunque:

    1. Con le mani dietro la nuca forzare in avanti ed in basso la testa, focalizzando l’attenzione sulla sensazione di tensione a livello dei muscoli posteriori del collo.
    2. Con una mano sulla testa esercitare una trazione laterale verso destra e ripetere poi a sinistra, sempre mantenendo ben ferme le spalle.
    3. Volgere molto lentamente il viso verso l'alto fino da avere la testa rovesciata all'indietro. Scritto da Elisa Cappelli,  fonte dell'articolo http://www.cure-naturali.it/
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