Ai primi sintomi influenzali molte persone ricorrono a farmaci per poter tornare attivi al più presto, generando, invece, un allungamento della malattia. E il ricorso agli antibiotici è spesso la ciliegina sulla torta. Come ci si deve comportare?
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Lo scorso inverno, l’impatto dell’influenza è stato particolarmente forte, sia per quanto riguarda la durata che per intensità dei sintomi.
C’è chi sostiene che il problema sia stato in parte dovuto all’inefficacia dei ceppi del vaccino distribuito dalle regioni e nelle farmacie. Occorre, infatti, ricordare come i vaccini antinfluenzali vengano messi a punto l’anno precedente basandosi sui ceppi che “più probabilmente” si diffonderanno quello successivo.
Pare che nell’ultimo inverno il ceppo poi rivelatosi più dannoso fosse inserito nel vaccino quadrivalente ma non nel trivalente, scelto dalla maggior parte delle Regioni per la distribuzione gratuita.
Ma la spiegazione non convince del tutto.
L’aumento della virulenza, infatti, è stato notato sia in persone abitualmente vaccinate sia in chi il vaccino non l’ha mai fatto.
Si tratta dunque più probabilmente di un fattore esterno.
Qualcuno ha dato la colpa allo squilibrio immunitario generato nella popolazione in età scolare, sottoposta in questo periodo ad una vaccinazione multipla (pena ingenti multe) su ben dieci patologie virali diverse. Ma siamo nel campo delle ipotesi.
A mio giudizio la causa va ricercata in un lento e graduale peggioramento delle abitudini alimentari e di stile di vita delle persone, da un lato, e dall’altro nella consuetudine alla sistematica soppressione dei sintomi. Proviamo a fare chiarezza.
UNA PUBBLICITA’ IMPORTANTE
Nel aprile di quest’anno in Sardegna è comparsa sui muri una pubblicità, finanziata dalla Regione, in occasione della giornata europea degli antibiotici, che recitava: “Il 40% degli europei crede erroneamente che gli antibiotici siano efficaci nel combattere raffreddore e influenza. Usali in modo corretto. Mai per curare raffreddore e influenza”.
Non so se anche in altre Regioni è stato affisso un cartello simile. Mai il fatto che tale messaggio debba essere veicolato, significa che entrambe le controparti (medico e paziente) devono essere meglio istruite sulle pericolosità di questa categoria di farmaci cosi dannosi per la microflora intestinale.
Perché questo?
Perché dare un antibiotico inutile non solo è uno spreco di denaro pubblico, ma genera anche una cascata di effetti negativi che andremo poi a pagare tutti, paradossalmente anche chi di antibiotici non ha mai fatto uso.
“UN INDIVIDUO SANO NON DEVE TEMERE UNA FEBBRE PER UN PAIO DI GIORNI, ANCHE SE ALTA. AIUTIAMO IL NOSTRO ORGANISMO A DIFENDERSI IN MODO NATURALE”
IL PERICOLO DEI “BATTERI RESISTENTI”
Il danno maggiore di questi farmaci è il crescente fenomeno della antibiotico-resistenza, cioè la capacità dei batteri di adattarsi con sempre maggior efficacia ai farmaci usati contro di loro.
Quando un batterio ha sviluppato antibiotico-resistenza, non diventa solo indenne al trattamento, ottiene anche il vantaggio di potersi accrescere senza il minimo disturbo da parte di altri batteri con esso in competizione per il cibo o per lo spazio, col risultato di diventare, in breve tempo, molto più dannoso per l’organismo che lo ospita rispetto a una normale infezione non trattata.
Se iniziano a circolare ceppi antibiotico-resistenti (ciò che avviene spesso in ospedale, ambulatori pediatrici, residenze per anziani) il rischio di contrarre un’infezione di quel genere, che può essere potenzialmente mortale, diventa alto anche per chi è perfettamente sano o, appunto, non abbia mai preso un antibiotico in vita sua.
L’antibiotico va usato in casi gravi, ove vi sia la certezza di complicanze batteriche (i virus non sono neppure sfiorati dagli antibiotici), ove i sintomi non siano più sopportabili, e sempre dopo un antibioticogramma che evidenzi i principi farmacologici più attivi nei confronti dell’infezione.
Non va certo prescritto a caso solo perché i sintomi influenzali non passano, la tosse non smette, la febbricola e la stanchezza persistono.
In molti casi, il prolungamento dei sintomi influenzali al di là dei pochi giorni ordinari è dovuto proprio ai maldestri tentativi di cura – spesso soppressivi con antiinfiammatori o paracetamolo – che hanno impedito al sistema immunitario di combattere adeguatamente il virus.
E questo è un altro problema su cui andrebbero dissipate delle nebbie.
SINTOMI CHE NON VANNO SOPPRESSI
Importantissimo, ai fini della guarigione, è rispettare, magari aiutare, le risposte difensive naturali dell’individuo.
La febbre, ma anche le espettorazioni, la tosse, il muco, la diarrea, il vomito, l’inappetenza, sono strumenti potenti di difesa dell’organismo e – seppur con l’attenzione individuale a casi particolari – non dovrebbero essere ostacolati, con farmaci “bloccanti2 pena un innaturale perdurare dei sintomi (come peraltro ampiamente indicato in letteratura su autorevoli riviste).
Usare paracetamolo, analgesici, antidiarroici, impediscono al corpo di eliminare virus e batteri, e prolunga, aggrava, manda in profondità la malattia.
Un lavoro scientifico (Eam et Al, pubblicato nel 2014 da Proc Biol Sci.) ha documentato con chiarezza come l’uso di paracetamolo ha ritardato (non accelerato, come pensano in troppi) la guarigione dall’influenza, e ha provocato, da un lato, un incremento della mortalità pari al 5% dei casi, dall’altro, quel prolungamento sintomatico precedentemente citato che è poi causa dell’uso di antibiotici perché “il sintomo non passa”.
L’uso di antibiotici non è giustificato in un influenza.
E’ dannoso per il microbiota intestinale e non ha alcun effetto – se non ulteriormente squilibrante – su tutte le patologie virali.
COSA FARE PER GUARIRE REALMENTE.
Per guarire dall’influenza in tempi brevi, serve invece riposo, dieta leggera (con molta frutta e verdura fresca), bere molta acqua e, come aiuto ulteriore, oli essenziali (tea tree), fitoterapici, vitamina C, propoli, oligoelementi (rame, zinco, manganese, argento).
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Un individuo sano non deve temere una febbre di un paio di giorni, anche a 40 gradi. Lasciamo che la natura faccia il suo corso e aiutiamo l’organismo a difendersi e a produrre anticorpi in modo naturale.
Questa è l’unica difesa che può stabilmente rafforzarci, farci guarire davvero e prevenire eventuali ricadute.
Chi pensa “di non poter permetterselo”, avrà fatto la propria scelta tra salute e malattia, e si troverà presto daccapo.
La natura non prevede nessuna scorciatoia.
Compito del medico è anche far capire agli scettici, condizionati dalle offensive semplificanti pubblicità televisive (prendi questa pastiglia che va tutto a posto, torna a lavorare), che la realtà biologica sta altrove.
NON E’ VERO CHE “COSI SI RISOLVE
Spesso sento pronunciare la frase, a proposito dell’uso di antibiotici quando i sintomi dell’influenza tardano a passare, “quanto ci vuole?”.
Fermo restando che i pochi gravi casi che richiedono un antibiotici mirato devono essere decisi dal medico, mi sento dire che quest’affermazione è davvero semplicistica e insultante per l’intelligenza sia del medico che del paziente.
Il paziente, infatti, va dal medico stremato da una settimana di influenza che, proprio a causa delle soppressioni farmacologiche ripetute, non passa.
Ma che sempre influenza (virale) è. Chiede dunque un antibiotico al medico “cosi risolviamo…”.
Il paziente è ingenuamente convito che l’antibiotico sia una panacea per tutti i mali.
Il medico, invece, sa che, se non lo prescriverà, corre il rischio di diventare responsabile di qualunque complicanza o danno possa subire il paziente nei giorni successivi.
Dunque, caso tipico di “medicina difensiva”, il medico prescrive il farmaco per evitare altri rischi, e tutti sono contenti.
Tranne noi contribuenti che paghiamo cure antibiotiche inutili che poi, a causa degli effetti collaterali prodotti (malassorbimenti, gastriti, squilibri immunitari, carenza vitaminiche e minerali), genereranno presto necessità di altri farmaci.
PROTEGGERE LA SALUTE
Compito del medico dovrebbe essere quello di proteggere la salute del paziente sul lungo termine: in primis con un ‘alimentazione sana, variata e completa, senza usare farmaci non necessari e, infine, con uno stile di vita sano, all’aria aperta, che preveda del regolare movimento fisico.
In fase acuta nessun antibiotico e nessun antivirale devono essere assunti da persone sostanzialmente sane (influenza a parte) se non di fronte a un’attenta valutazione del medico che abbia rilevato una grave situazione di rischio. Solo cosi il medico avrà veramente fatto qualcosa per garantire la salute del proprio paziente.
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