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venerdì 31 maggio 2019

Cellule fetali abortive nei vaccini (In risposta al sito disinformativo "Dottore... ma è vero che??")

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Se parliamo di Vaccini e Feti Abortiti.. capiamo che non è più l’opinione di un solo scienziato “anti-vaccinista” mosso da chissà quale desiderio di turbare la quiete pubblica e di minare la salute di migliaia di persone a contestare i vaccini.

Sono diversi i ricercatori indipendenti che giungono alla stessa conclusione: la tecnica di produzione dei vaccini, in particolare quella dei vaccini virali, andrebbe ripensata poiché i “contaminanti” presenti in essi potrebbero provocare effetti collaterali anche molto gravi.

Un dato di fatto che nessuno nega, è che nella tecnica di produzione di alcuni vaccini virali vengano utilizzati terreni di coltura contenenti due linee cellulari umane diploidi, allestite originalmente (1964 e 1970) da tessuti di Feti Abortiti. La prima linea è la WI-38 (Winstar Institute 38), con fibroblasti diploidi di polmone umano derivati da un feto femmina svedese abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli, preparata e sviluppata da Leonard Hayflick nel 1964, numero ATCC CCL-75. Questa linea viene utilizzata nei vaccini morbillo + parotite + rosolia, varicella e herpes zoster. La seconda linea cellulare umana è la MRC-5 (Medical Research Council 5, numero ATCC CCL-171), con fibroblasti di polmone umano provenienti da un feto maschio di 14 settimane abortito per “motivi psichiatrici” da una donna ventisettenne nel Regno Unito. La MRC-5 è stata preparata e sviluppata da J.P.Jacobs nel 1966. Viene usato per epatite A, epatite B, tifo, Polio, difterite + tetano + pertosse, vaiolo, rabbia e herpes zoster.

Alcuni virus, come quelli citati, sono ospite-specifici e per sopravvivere creano stretti legami con le cellule in cui penetrano. Quando un virus matura e si divide, acquisisce alcuni frammenti del DNA delle cellule che lo ospitano. Quando il virus viene incorporato nel vaccino porta con sé frammenti del DNA umano delle cellule su cui è stato coltivato. Poiché il nuovo DNA virus/cellula-fetale è almeno in parte della stessa specie del destinatario del vaccino (umano), nel momento in cui DNA virale modificato viene a contatto col DNA umano del soggetto che ha ricevuto il vaccino, si verifica la cosiddetta ricombinazione omologa del DNA. Si vengono cioè a formare cellule con un DNA virus/cellula-fetale/vaccinato che possono venire riconosciute come estranee scatenando una risposta immunitaria volta ad uccidere queste cellule anomale (infiammazione). Essendo l’oggetto di questa battaglia le cellule del soggetto stesso si scatena una “risposta autoimmune”.

Già nel 2011 la dott.ssa Helena Ratajczak fece notare che l’aumento dell’incidenza di autismo in USA avvenne in corrispondenza dell’introduzione della tecnica di coltura che prevede l’utilizzo di cellule fetali per la preparazione in particolare del vaccino MMR e suggerì che i due eventi potrebbero essere collegati. Queste alcune delle sue considerazioni:“Questo DNA umano potrebbe essere la causa di picchi di incidenza (dell’autismo ndt). Un picco ulteriore di aumento dell’incidenza di autismo si è verificato nel 1995 quando il vaccino per la varicella veniva fatto crescere sul tessuto fetale umano.”
“Il DNA umano da vaccino potrebbe essersi inserito in modo casuale tra i geni del destinatario per un processo di ricombinazione omologa, un processo che avviene spontaneamente solo all’interno di una specie. Hot spot (aree del genoma in cui le mutazioni sono più comuni ndt) per l’inserzione del DNA si trovano sul cromosoma X in 8 geni coinvolti nella formazione delle sinapsi delle cellule nervose, dello sviluppo del sistema nervoso centrale e della funzione mitocondriale. Questo potrebbe fornire qualche spiegazione del fatto che l’autismo è una malattia che colpisce in prevalenza maschi. Presi insieme questi dati sostengono l’ipotesi che il DNA umano residuo in alcuni vaccini possa causare autismo.”

A questa voce si associa ora quella della dott.ssa Theresa Deisher la quale prende spunto da tre recenti pubblicazioni in cui viene riporta la presenza di centinaia di mutazioni genetiche ad indicare che il disordine dello spettro autistico (ASD) possa essere una patologia legata ad instabilità genomica con una significativa componente ambientale.
L’aumento di incidenza di casi di autismo è notevole negli anni 1980, 1988 e 1996 in concomitanza con l’introduzione di vaccini per l’infanzia contaminati con retrovirus endogeno umano K (HERVK) e frammenti di DNA fetale umano. “Ci sono un gran numero di pubblicazioni circa la presenza di HERV (retrovirus endogeni umani) e la sua associazione con il linfoma infantile” ha osservato la dottoressa Deisher. “I vaccini MMR II e quello per la varicella oltre a tutti i vaccini che sono stati prodotti utilizzando la linea cellulare fetale WI-38 sono contaminati con questo retrovirus. E sia i genitori che i medici hanno il diritto di saperlo!“

La dott.ssa Deisher ha ipotizzato che sia l’HERVK che il DNA fetale umano presenti nei vaccini somministrati ai neonati possano contribuire all’instabilità genomica dei bambini con autismo causando mutazioni puntiformi de novo nel DNA del bambino.
I frammenti di DNA fetale sono inoltre induttori di reazioni autoimmuni (tra cui diabete giovanile di tipo 1, sclerosi multipla e lupus), mentre entrambi frammenti di DNA e retrovirus sono noti per causare inserimenti genomici e mutazioni.
La Food and Drug Admintration in una sua nota scrive:

“I rischi associati al residuo di DNA del substrato sono stati dibattuti per 40 anni senza risoluzione.
I potenziali rischi sono considerati duplici: in primo luogo il DNA potrebbe avere un potenziale oncogeno; in secondo luogo il DNA potrebbe essere infettivo…Ci sono diversi modi con cui il DNA potrebbe essere oncogeno:
la cellula contenete DNA del substrato potrebbe possedere uno o più geni dominanti oncogeni, oppure potrebbe integrarsi nel cromosoma dell’ospite. Le conseguenze di questa integrazione potrebbe essere: 1. distruggere un gene tumore-soppressore 2. integrarsi nei pressi di questo gene ed alterarne la normale espressione. Il rischio di infettività si pone se il DNA del substrato contiene un genoma di un virus contagioso. Così, se il genoma di questo virus viene inoculato nel vaccinato, potrebbe stabilire un’infezione nell’uomo. Il genoma infettivo potrebbe essere un virus a DNA, sia integrato o extra-cromosomico, o potrebbe essere il provirus DNA di un retrovirus. (Tuttavia, questo meccanismo non è stato considerato probabile per le minime quantità di DNA che si è consentito possano essere presenti nei vaccini).“

Si prega di notare che dichiarano che il meccanismo è ritenuto improbabile perché “hanno permesso” minime quantità di DNA.

La FDA conosce dunque da decenni i rischi della possibile mutagenesi che può avvenire utilizzando le linee cellulari embrionali umane e, invece di promuovere studi per la sicurezza, ha regolamentato la quantità di DNA umano che potrebbero essere presenti in un vaccino (NON più di 10ng)3.

Purtroppo, il team della Dr.ssa Deisher ha scoperto che i livelli del DNA fetali andavano ovunque da 142ng a 2000ng per dose, ben oltre il livello ritenuto “sicuro“.
Certamente queste scoperte dovrebbero generare un’indagine immediata della FDA se non un divieto di utilizzare linee di cellule fetali come substrato per la produzione dei vaccini.

Secondo l’istituto farmaceutico e di ricerca della dottoressa Deisher i seguenti 24 vaccini sono prodotti utilizzando cellule da feti abortiti e/o contengono DNA, proteine o detriti cellulari correlati da colture di cellule derivate da feti umani abortiti:
Polio: PolioVax, Pentacel, DT Polio assorbito Quadracel (Sanofi)

Morbillo, parotite, rosolia: Priorix, Erolalix (GlaxoSmithKline)

Varicella: (varicella e herpes zoster) Varilix (GlaxoSmithKline)

Epatite A: Epaxal (Crucell/Berna)

Rabbia: Imovax (Sanofi)
Le implicazioni morali sono ben descritte dal documento della Pontificia Accademia Pro Vita5 in cui si sottolinea come “permane il dovere morale di continuare a lottare e di usare ogni mezzo lecito per rendere difficile la vita alle industrie farmaceutiche che agiscono senza scrupoli etici” e che “Essi (i genitori) dovrebbero invocare, se necessario, l’obiezione di coscienza rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva. Ugualmente dovrebbero opporsi con ogni mezzo (per iscritto, attraverso le diverse associazioni, i mass media, ecc.) ai vaccini che non hanno ancora alternative senza problemi morali, facendo pressione affinché vengano preparati vaccini alternativi non collegati a un aborto di feto umano e chiedendo un controllo legale rigoroso delle industrie farmaceutiche produttrici.”
Le implicazioni sanitarie, come abbiamo visto possono essere notevoli e gravi ed occorre riflettere seriamente sul rischio che viene fatto correre ai milioni di bimbi, di adulti e di donne in gravidanza che vengono vaccinati quotidianamente con questi vaccini.

Altri utilizzi di feti abortiti nella produzione di vaccini:
– RA273 (utilizzato in vaccini per la rosolia) coinvolge 28 feti abortiti. Ventisette utilizzati per isolare il virus che poi è stato coltivato in WI-38. L’acronimo significa RA273: R = rosolia, A = Abortus, 27 = 27 feto testato, 3 = 3 ° tessuti espiantati. Il 27 Th feto era da una madre di 25 anni esposta alla rosolia. Il feto è stato chirurgicamente abortito a 17 giorni dopo la malattia materna e dissecato immediatamente. Espianti da diversi organi sono stati coltivati e crescita cellulare di successo è stata ottenuta dal polmone, pelle e reni. Si era poi fatta crescere sul WI-38.
– A.C6 (usato per vaccini per l’influenza, influenza aviaria e influenza suina) è stato sviluppato nel 1995 da “culture della retina embrionale” ottenute nel 1985. Questo aborto è stato effettuato in Francia in un feto a 18 settimane di gestazione (i bambini di questa età si possono allungare, sbadigliare, strofinare gli occhi, aprirli e sono prossimi a poter vivere fuori dall’utero). Secondo un centro FDA “la gravidanza era completamente normale” ed è stato effettuato l’aborto “semplicemente perché la donna voleva sbarazzarsi del feto“. I medici volevano un feto sano come questo perché “un bambino non ancora nato con problemi medici o da genitori con problemi medici o con una storia familiare di problemi medici, non sarebbe stato accettabile come fonte di materiale per linee cellulari che dovevano essere sottoposte all’approvazione della regolamentazione” (Fulwiler).
– HEK293 è una linea cellulare derivata da reni embrionali umani. La linea è stata sviluppata dallo scienziato Alex Van der Eb, nei primi anni settanta, nel suo laboratorio presso l’Università di Leida, Olanda. La fonte delle cellule era un feto abortito, sano. Il HEK293 è denominato così perché era il293° esperimento di Frank Graham.

FONTE: www.assis.it 

Reazioni avverse ai vaccini, la testimonianza di alcuni genitori


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