Roberto Burioni, il mago di alambicchi & provette, secondo atto. L’inchiesta del 19 aprile, dedicata ad una serie di suoi brevetti, si concludeva con un interrogativo: saranno mai i vaccini fonte di guadagno, oltre che di gloria? Nello slalom tra sigle e società ci siamo imbattuti, tra le altre, in Pomona Ricerca srl, “una compagnia privata che opera nel settore delle biotecnologie, impegnata nello studio, sviluppo e produzione di anticorpi monoclonali”, finanziata da ‘angel investors‘ (ossia, all’americana, investitori con le ali, angelicati) e animata dallo spirito missionario di due ricercatori, Roberto Burioni e Massimo Clementi, star nel firmamento della ricerca internazionale, docenti al San Raffaele di Milano.
Massimo Clementi. In apertura Roberto Burioni
Anche le nostre ricerche, di tanto in tanto, riescono a fruire di angeli che dal cielo ci inviano delle news, spunti da approfondire. Ecco cosa ci è pervenuto stamattina: “ho letto con piacere il vostro articolo su Burioni ma… non avete detto la cosa più interessante”. E poi un link: “
www.fidespharma.it”. Quindi: “guardate un po’ nella company profile… se
Pomona è una società di ricerca questa è una
srl”, cioè una società a responsabilità limitata.
Ma prima ancora era una SpA, ovvero una società per azioni, creata come tutte le spa per far profitti e dividere utili tra gli azionisti. Con la bellezza di 5 milioni di euro in dote. Ma partiamo dall’inizio e proprio da quel “company profile” che il lettore ci ha indicato.
DA POMONA A FIDES
“Fides Pharma – è l’incipit – è una giovane ‘company‘ dedita allo sviluppo degli anticorpi monoclonali per la profilassi e il trattamento dei virus influenzali e del virus dell’epatite C. La ‘company‘ può usufruire di ricerche di alta qualità e di un forte legame con l’Istituto San Raffaele nel Nord Italia, riconosciuto in tutto il mondo. In particolare può contare sul contributo scientifico dei professori Massimo Clementi, docente di microbiologia e virologia della scuola di medicina dell’Università Vita-Salute San Raffaele e Roberto Burioni, associato di microbiologia e virologia alla stessa Università”.
Ancora: “Fides Pharma può contare su una catena di quattro anticorpi monoclonali umani, i migliori in assoluto (“best in class”) contro l’influenza e l’HCV, brevettati da Pomona”.
Pomona ricerca, quindi, e Fides produce.
Nella scheda – che potete leggere integralmente dal sito, o comunque cliccando sul link in basso – viene specificato che si possono sviluppare, su questa base, tutta una serie di ricerche per poter operare su altri sottotipi di virus.
In un’altra scheda, “Pipeline”, vengono dettagliati i 4 anticorpi monoclonali: per quanto riguarda il contrasto all’HCV si tratta degli anticorpi monoclonali e137 – e20; mentre sul fronte dei virus influenzali, degli anticorpi monoclonali PN-SIA 49 – PN-SIA 28.
Ma quali finalità si propone Fides? Basta leggere il suo oggetto sociale per capirlo: “sviluppare e validare strategie e produzioni biotecnologiche per la diagnosi e/o la prevenzione e/o la terapia di patologie umane, animali e vegetali; condurre e/o coordinare la sperimentazione in tutte le sue fasi, anche cliniche, di prodotti destinati alla diagnosi, e/o prevenzione e/o terapia di patologie umane, animali e vegetali. Commercializzare, produrre e concedere in licenza e comunque valorizzare strategie, tecnologie e brevetti attinenti o anche solo connessi alle attività su descritte. Produrre e/o commercializzare prodotti tecnologici e/o farmaceutici”. Chiaro, no?
Tanto per precisare lo spirito missionario: “Gli utili netti vengono ripartiti tra gli azionisti”, tranne le rituali riserve del 5 per cento.
Ancora: pur giovane di età – è stata costituita il 15 dicembre 2010 – solo da pochi mesi, per la precisione dal 16 dicembre 2016, Fides Pharma ha fatto un salto in avanti, diventando “PMI innovativa”, ossia una piccola-media impresa di stampo innovativo. Nel frattempo, comunque, è passata da spa (lo era fino a pochi mesi fa) ad srl. Fose per dare un po’ meno nell’occhio, nonostante il capitale più che pingue, passato comunque da 5 milioni di euro a 4 milioni e 400 mila, come risulta dagli atti depositati presso la Camera di Commercio a tutto il 26 gennaio 2017.
Ma vediamo chi sono timonieri e soci con la maglietta di Fides, una vita spesa nella battaglia contro i virus.
Partiamo dal board scientifico. Ovviamente ne fanno parte gli scienziati di punta del San Raffaele, Burioni e Clementi.
Gianni Garotta
i quale tiene compagnia un terzo luminare, Gianni Garotta, che ha lavorato al Wistar Institute di Filadelphia e all’Istituto Nazionale per lo studi e la cura dei Tumori di Milano, nonché all’Istituto di Immunologia di Basilea, come recita il suo fitto pedigree. Che così prosegue: “ha un ‘record’ di esperienze combinate accademiche, farmaceutiche e biotecnologiche. Ha fondato tre ‘biotech companies‘, lavorato per i gruppi farmaceutici Roche e Serono e molto recentemente è stato ‘executive advisor’ dell’incubatore italiano Eporgen Venture”.
Un vera perla della ricerca innovativa e culla per start up, Eporgen Venture. “Prima azienda fondata da investitori non istituzionali e dedicata al seed capital nel settore biomedicale. In portafoglio 11 start up, titolari di 11 brevetti, per una capitale di 7,8 milioni di euro. Tra le aziende supportate c’è Genovax Farmaceutici, che ha ceduto a Mediolanum Farmaceutici il brevetto del vaccino GX301, in fase di sperimentazione per vari tipi di cancro”.
E’ acquartierata, Eporgen, all’interno del “Bioindustry Park Silvano Fumero”, germogliato quasi vent’anni fa, 1998, nel Canavese, per la precisione a Collereto Giacosa, in provincia di Torino, per “promuovere e sviluppare ricerche nel campo della Vita”. Un programma un po’ ambizioso che però trova la concreta collaborazione di pezzi grossi dell’industria farmaceutica, come Merk-Serono e Bracco Imaging. Quest’ultima, con Pomona, è la principale committente di brevetti sfornati dal tandem Burioni-Clementi, come abbiamo visto nell’inchiesta del 19 aprile.
BRIDGE & ANTICORPI
Torniamo allo staff di vertice targato Fides Pharma.
A presiedere il ‘board of directors‘ un vercellese trapiantato a Biella, il settantaseienne Leandro Burgay, così descritto via internet: “dopo aver avuto un brillante avvio professionale in campo assicurativo, si è dedicato all’editoria e all’imprenditoria televisiva. Bridgista di spicco negli anni ’90, è arrivato a conquistare l’argento nel Mondiale a Coppie del 1974 e ha elaborato un suo personale sistema, il Burgay System. Attore di un controverso e mai chiarito episodio che coinvolse la FIB nel 1976, ha vinto anche i Transnational Open Teams del 1997 e del 2003 e il Patton di Biarritz nel 1995”. Di virus neanche una traccia.
Leandro Burgay
CEO di Fides è Silvana Ginevro, della quale sono ignote competenze di tipo scientifico: noti i natali, in quel di Gattinara, dove si produce un vino straordinario. New entry del board tale Ivano D’Andrea: natali svizzeri per lui (Sorengo) e residenza a Bellinzona.
Un mix belga-piemontese sul fronte gli azionisti, il vero motore di Fides. Il 77,27 per cento delle quote, infatti, è nelle mani di Gualtiero Cochis, residente in via de la Renaissance, civico 20, a Bruxelles. A quanto pare non si è mai interessato di vaccini & provette, ma di imballaggi e spedizioni. La sua presenza ha fatto capolino tra le compagini della Imballaggi Lubello srl e della Sacchi spa.
Al fratello, Mario Cochis, è intestato il 5,68 per cento delle quote: con lui torniamo a casa, Pino Torinese. Terzo socio, con il 17,05 per cento delle azioni, Maria Cristina Urbani. Anche per le due ultime presenze non c’è alcuna notizia di titoli accademici o comunque competenze in ambito medico-scientifico. Illustri signor nessuno.
E pensare che i compiti, cui deve provvedere Fides Pharma, non sono da poco. E riguardano problemi grossi come la salute dei cittadini. Da rammentare – come è scritto nella documetazione societaria – che l’impresa ha ottenuto “licenza da Pomona ricerca srl per l’uso esclusivo del brevetto n. EP 1476468, ‘frammenti FAB di anticorpi monoclonali umani diretti contro le glicoproteine EZ di HCV e dotati di potere neutralizzante in vitro”.
Non proprio come giocare una partita di bridge…